La Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne del 25 novembre in Veneto, dove si sta ancora vivendo nel pieno la tragedia di Giulia Cecchettin, quest’anno è particolarmente sentita. Palazzo Balbi è illuminato di rosso e anche in Regione c’è la sedia “Posto occupato”.
Il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia e l’Assessore alla Sanità e Sociale Manuela Lanzarin hanno presentato il piano del Veneto, con un fondo di 3,9 milioni di euro ed estremamente articolato: contiene numerose linee d’intervento, fermo restando che la realtà sta dimostrando come si debba tentar di fare ancora di più, sempre di più, anche sul piano culturale come elemento di prevenzione.
Attualmente in Veneto sono operanti 26 centri antiviolenza (CAV) e 38 sportelli dedicati; complessivamente 64 punti di ingresso a cui le donne possono rivolgersi. La rete comprende, poi, 28 case rifugio per un totale di 76 camere. Queste ultime sono residenze a cui la donna può ricorrere, anche in compagnia di figli minori, e interrompere il rapporto violento conducendo una vita in sicurezza.
La rete delle strutture territorialmente distribuita nei territori provinciali
Case Rifugio: Belluno 2; Padova 8; Rovigo 1; Treviso 3; Venezia 3; Vicenza 8; Verona 3.
CAV: Belluno 1 (Ponte nelle Alpi); Padova 5 (Cittadella, Rubano, Piove di Sacco, Padova, Este); Rovigo 1 (Rovigo); Treviso 5 (Castelfranco, Montebelluna, Treviso, Vittorio Veneto, Quinto di Treviso); Venezia 6 (San Donà di Piave, Venezia, Venezia, Noale, Portogruaro, Chioggia); Vicenza 5 (Vicenza, Cogollo del Cengio, Asiago, Schio, Bassano del Grappa); Verona 3 (Verona, Verona, Legnago).
Sportelli: Belluno 3 (Belluno, Feltre, Sedico); Padova 7 (Camposampiero, Vigodarzere, Abano Terme, Cadoneghe, Conselve, Montagnana, Solesino); Rovigo 2 (Adria, Lendinara); Treviso 4 (Asolo, Pieve di Soligo, Valdobbiadene, Vedelago); Venezia 8 (Jesolo, Musile, Venezia Cannareggio, Lido di Venezia, Mira, Venezia, Mirano, Cavarzere); Vicenza 8 (Arzignano, Bassano del Grappa, Belvedere di Tezze, Cassola, Lusiana Conco, Marostica, Pozzoleone, Valbrenta); Verona 6 (Bussolengo, Caprino Veronese, Negrar, Pescantina, San Giovanni Lupatoto, Sona).
Le dichiarazioni di Zaia e Lanzarin
“Nel ricordo di Giulia Cecchettin e della sua straziante fine – dichiara Zaia – la comunità veneta vive con uno stato d’animo del tutto particolare la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne di domani. Lo faremo con tanti segni tangibili che puntano a sensibilizzare i cuori e le menti di tutti, a cominciare dagli uomini. Palazzo Balbi illuminato di rosso è uno di questi, la sedia rossa che campeggia nell’atrio con la scritta ‘posto occupato’ vuol fungere da monito a tutti coloro che entrano ed escono in Regione. Domani, prima di tutto, deve essere il giorno che sveglia le coscienze, e che porta ognuno di noi a fare di più, a creare cultura del rispetto per tutte le donne, a spegnere ogni aggressività. Si cominci dalla famiglia, si prosegua nelle scuole, si lavori a fondo sulla prevenzione, si rafforzino gli strumenti di legge sia in chiave deterrente che punitiva laddove appaia necessario. Ma anche, se non soprattutto, ognuno di noi, ogni Istituzione che ne ha il potere, faccia qualcosa di concreto per aiutare e sostenere le donne che si trovano già in difficoltà”.
“La brutalità, come nel caso di Giulia, lascia sempre sgomenti, ma lo sgomento, dopo le parole, deve trovare risposta nei fatti – raccomanda l’Assessore alla Sanità e Sociale Lanzarin – La risposta viene proprio dal “lavoro di rete” indispensabile per intercettare le situazioni di violenza, per l’accoglienza e la presa in carico delle donne. In particolare va segnalato il grande lavoro dei Centri antiviolenza dove ogni donna in difficoltà potrà trovare personale femminile preparato ad ascoltare, supportare e poi dare seguito alle necessità anche attivando, nei casi più gravi, la protezione della donna e dei figli nelle residenze di accoglienza. È un grande lavoro di squadra dalle donne per le donne, per questo lavoro non posso che ringraziare gli Enti che partecipano alla rete antiviolenza, persone che quotidianamente si spendono con grande professionalità e dedizione per assicurare la sicurezza e la serenità delle donne nei momenti più difficili della loro esistenza”.
“Occorre difendere le donne – prosegue la Lanzarin – e formare, anche se pare impossibile nel terzo millennio, una reale cultura del rispetto della donna, partendo dai ragazzi e, nel frattempo, garantire un porto sicuro alle ragazze, alle donne e alle madri vittime di violenza che, purtroppo, accade in gran parte tra le mura famigliari o all’interno di rapporti di coppia. Con le nostre decisioni intendiamo attuare azioni che possano incidere profondamente sul presente e sul futuro di tante ragazze, donne, madri, mogli, che si trovano a vivere un’esperienza devastante”.
Il Piano prevede iniziative per superare le difficoltà e sostenere la ripartenza sociale ed economica delle donne nel loro percorso di fuoriuscita dal circuito di violenza; rafforzamento dei servizi pubblici e privati attraverso interventi di prevenzione, assistenza, sostegno e accompagnamento delle donne vittime di violenza; interventi per il sostegno abitativo, il reinserimento lavorativo e l’accompagnamento nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza; azioni per migliorare la capacità di presa in carico delle donne migranti anche di seconda generazione vittime di violenza; progetti rivolti anche a donne minorenni vittime di violenza e a minori vittime di violenza assistita; azioni di formazione, comunicazione e informazione; programmi rivolti agli uomini maltrattanti, anche a seguito dell’emanazione di linee guida nazionali. A tutto questo si aggiunge una rete antiviolenza composta da più di 90 strutture per aiutare le donne che vanno dagli sportelli antiviolenza fino alla disponibilità di residenze a indirizzo protetto”.
Tra le case rifugio, 16 sono di tipo A ossia ad indirizzo segreto. Tutta la rete è in linea con un’offerta vasta che per essere sempre più performante conta su un valido coordinamento. Anche per questo assume notevole rilevanza il Tavolo di Coordinamento Regionale per la Prevenzione e il Contrasto alla Violenza Contro le Donne, insediatosi per riunire rappresentanti di tutti gli enti istituzionali, come quelli locali, le Prefetture, le Forze dell’Ordine, l’Ufficio Scolastico, l’ANCI, l’Università, le istituzioni sanitarie e sociosanitarie e anche la Corte d’Appello”.