Violenze in Afghanistan, Save the Children: sfollati in 2 mesi 80.000 minori, metà sotto i 5 anni. Soffriranno di malnutrizione acuta

 L’Organizzazione esorta tutte le parti a porre fine alle violenze e a proteggere i civili, in particolare i minori.

286
Una degli 80.000 minori sfollati dall'Afghanistan
Una degli 80.000 minori sfollati dall'Afghanistan

Circa 80.000 minori in Afghanistan sono stati costretti a fuggire dalle loro case dall’inizio di giugno a causa delle violenze che hanno colpito alcune aree del paese e hanno un disperato bisogno di cibo, riparo e cure mediche. Molti di loro vivono con le famiglie sotto tendoni sorretti da bastoni e con nient’altro se non qualche tappeto per ammorbidire la terra indurita e alcuni sopravvivono solo grazie a bevande energetiche e pane. Questo l’allarme di Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

Secondo le Nazioni Unite, solo negli ultimi due mesi circa 130.000 persone hanno dovuto lasciare le loro case e i loro villaggi e il 60% sono minori. In totale, negli ultimi 12 mesi sono state sfollate più di 613.000 persone, tra cui 362.000 bambini. Nella provincia settentrionale di Kunduz, che ospita il maggior numero di sfollati interni (IDP) del Paese, ci sono più di 60.300 persone che vivono in campi di fortuna.

Save the Children ha avvertito che altre centinaia di migliaia di bambini rischiano di diventare gravemente malnutriti a causa della mancanza di cibo e di altri bisogni primari nei campi: una situazione esacerbata dalla più grave siccità degli ultimi anni. L’Afghanistan è già il secondo paese al mondo con il più alto numero di abitanti che soffre la fame a livelli di emergenza. Si stima che quest’anno la metà di tutti i bambini al di sotto dei 5 anni soffrirà di malnutrizione acuta e avrà bisogno di cure specializzate per sopravvivere. Anche se il numero di centri di cura per bambini malnutriti è aumentato negli ultimi anni, centinaia di migliaia di persone non hanno ancora accesso a nessuna forma di assistenza sanitaria. Inoltre, per i minori sfollati aumenta il rischio di matrimoni precoci, di lavoro minorile o di reclutamento in gruppi armati, ha avvertito Save the Children.

Una combinazione letale di Covid-19, conflitti e impatto della crisi climatica ha portato i livelli di fame e malnutrizione a un livello mondiale mai raggiunto prima, con circa 5,7 milioni di bambini sotto i 5 anni sull’orlo della fame in tutto il mondo.

Karima*, 21 anni, e i suoi quattro figli sono fuggiti dalla provincia rurale di Kunduz in un campo per sfollati alla periferia della città dopo l’intensificarsi delle violenze. Da circa 40 giorni vivono sotto una piccola tenda di fortuna realizzata con un telo. La famiglia ha dovuto lasciare tutti i suoi averi e sopravvive con pane e bevande energetiche. “Ho aggiunto dell’acqua a una bottiglia di bevanda energetica [e l’ho data] a mia figlia di tre anni perché aveva troppa fame. Non abbiamo nient’altro da mangiare” ha detto Farzana, in lacrime.

“Le migliaia di bambini costretti ad abbandonare le loro case negli ultimi mesi sono una chiara indicazione dell’impatto catastrofico che la recente escalation del conflitto sta avendo sui minori. Oltre a quelli che vivono in condizioni orribili nei campi di sfollamento, abbiamo assistito a un aumento record del numero di bambini uccisi o feriti nel fuoco incrociato del conflitto, nonché alla distruzione di scuole e strutture sanitarie. Questo dovrebbe essere un campanello d’allarme per la comunità internazionale affinché continui a investire nel futuro dell’Afghanistan prima che i progressi fatti finora non siano vani” ha dichiarato Chris Nyamandi, Direttore regionale di Save the Children in Afghanistan. “Chiediamo a tutte le parti di porre fine alle violenze e di proteggere i civili, in particolare i minori, e rispettare i loro obblighi in virtù del diritto umanitario internazionale. Devono essere compiuti tutti gli sforzi per arrivare ad un accordo di pace duraturo in modo che le future generazioni possano crescere in un paese libero dalla paura della violenza, della morte e del pregiudizio”.

*Nomi cambiati per proteggere l’identità