Vita economica e vita civica, François-Marie Arouet di Aduc: il regime

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Vita economica e vita civica
Vita economica e vita civica

Dove finisce l’azione per il bene pubblico che si infrange sul nulla o su un castello chiuso e fortificato? – si legge nella nota su vita economica e vita civica a firma di François-Marie Arouet di Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –

Domanda che si pongono:

– diversi studenti che, manifestando in questi ultimi giorni, si sono ritrovati con ferite e contusioni provocate da forze dell’ordine i cui interventi non sono stati spiegati in modo credibile, probabili prebende famigliari “fatti i fatti tuoi”, attenzione disciplinare dalle autorità scolastiche. Studenti che hanno chiesto di essere ascoltati, indipendentemente dalla fattibilità delle richieste.

– i consumatori di energia e contribuenti che, a fronte dei prezzi alle stelle del gas sono aiutati dal governo che ha praticamente assorbito il 50% degli aumenti, mentre lo stesso governo dà i loro soldi per trivellazioni del gas (quindi al di fuori della politica di riconversione ecologica che lo stesso governo sostiene di perseguire) i cui effetti si avranno probabilmente a crisi terminata (1), con la conseguenza (salvo cambi di politiche) che non potranno che essere subito dismesse.

– i due milioni di firmatari dei referendum eutanasia e cannabis, considerati inutili, ignoranti, creduloni, financo truffatori, dal massimo organo costituzionale della Repubblica, la Corte di Giuliano Amato che ha così bocciato i quesiti (2). Firmatari che avrebbero voluto dare un contributo legislativo indipendentemente dal giudizio che poi gli elettori avrebbero espresso.

– i nove consigli regionali che hanno consentito la proposta di sei referendum sulla giustizia, che si sono visti bocciare dalla Corte di cui sopra quello sulla responsabilità civile dei magistrati e che, per quelli per cui si voterà, sembra che la chiamata elettorale sarà fatta in solitaria, nonostante in primavera ci saranno molte elezioni amministrative e l’accorpamento avrebbe fatto risparmiare un paio di centinaia di milioni. Consigli regionali che avrebbero voluto dare un contributo legislativo ma che, complice la legge referendaria (3), quasi sicuramente gli verrà negato.

– le parafarmacie a cui è stato negato di fare tamponi covid pur avendo le stesse caratteristiche delle farmacie, ma non facendo parte della corporazione dei farmacisti. Parafarmacie che avrebbero alleviato l’intasamento tipico del caso da parte delle farmacie ma che avrebbero scalfito i loro guadagni.

Esempi ce ne sono altri, ma ci fermiamo.

La domanda era: nella vita economica e vita civica dove finisce l’azione per il bene pubblico che si infrange sul nulla o su un castello chiuso e fortificato?

Abbozziamo una risposta: finisce nella non-partecipazione, nel disinteresse, nell’agire ognuno per sé, con lo Stato come avversario. Lo Stato arroccato su se stesso per difendere i propri castellani anche dai sudditi tenuti fuori della rocca dalle leggi e dalla forza. “L’État, c’est moi!” pare avesse detto Luigi XIV (il re Sole) re di Francia, una frase tramandata per significare la monarchia assoluta, al di fuori della quale e dei propri interessi personali nulla era consentito, E “L’État, c’est moi!” è quanto ci dicono, pur in regime repubblicano, quelli nelle istituzioni che consentono queste stragi di legalità che abbiamo ricordato: nulla al di fuori del loro regime, fortificato e ramificato per consentire il procrastinarsi di un potere esercitato solo in quanto tale.

Un’abituale contestazione a questa nostra valutazione della vita economica e civica è che il regime è tale per il nostro bene… che è quanto dice ogni dittatore ai propri sudditi.

1 – https://www.aduc.it/comunicato/bollette+energia+provvedimenti+governo+si_34023.php

2 – https://www.aduc.it/articolo/diritti+fondamentali+lezione+amato_34011.php

3 – perché il voto referendario sia valido, occorre che partecipino il 50%+1 degli aventi diritto. I contrari al quesito referendario, oltre a votare NO hanno una marcia in più rispetto ai favorevoli: non andare alle urne, sommando così la loro contrarietà a quella di chi non va a votare. L‘attrazione di questi referendum, molto tecnici quanto importanti, non è diffusa, e mandare gli elettori a votare solo per essi, invece che accorpati con altre scadenze elettorali, è un incentivo alla diserzione delle urne.

François-Marie Arouet – Aduc