Vittime delle banche senza… cambiamento: “domani è un altro giorno, si vedrà”

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Associazioni al Mef delle vittime delle banche per legge indennizzi e decreto attuativo con Villarosa e Salvini
Riunione Mef per decreto attuativo Fondo Indennizzo Risparmiatori

Come ha anticipato ieri l’europarlamentare ex M5S Davide Borrelli, sul decreto attuativo delle legge 145 istitutiva del Fondo Indennizzo Risparmiatori, Fir, starebbe portando i suoi frutti alle vittime delle banche il lavoro tecnico politico di mediazione del Mef con la Commissione Europea, sia pure mediaticamente sommerso da urla e insulti di ministri che hanno perso ogni senso delle istituzioni.

Di Maio e Salvini hanno, infatti, preferito seguire finora i cattivi consiglieri di due sole, sia pur rumorose, associazioni di vittime delle banche, ma a trovare, proporre e concretizzare soluzioni col Mef potrebbe essere stato il lavoro responsabile della Cabina di regia anche se hanno provato a boicottarla fino all’ultimo i capi con evidenti ambizioni politiche di quelle due associazioni.

E con una delegazione di vittime delle banche saranno domani, 28 marzo, a Roma i rappresentanti della Cabina di regia proprio dopo aver diffidato pubblicamente il governo a mantenere i suoi impegni con un documento firmato dal prof. Rodolfo Bettiol sotto la spinta di Ezzelino III da Onara, Codacons e Adusbef a cui si sono aggregati altri 10 raggruppamenti di vittime delle banche, i più responsabili e concretamente attenti alle esigenze dei risparmiatori vittime delle banche e non a show mediatici.

Se a “spingere” sono state quelle tre “associazioni nazionali e/o regionali iscritte e riconosciute a un albo nazionale od albo regionale” (così recitava la premessa della “diffida” a firma Bettiol) la domanda di sempre è “chi rappresenta chi ed a che titolo le varie associazioni sono intervenute nel tempo alle riunioni del MEF?“.
Come ci riassume Enzo De Biasi, ex dirigente pubblico di lungo corso e appassionato delle modalità di funzionamento delle Pubbliche Istituzioni con competenze che mette a disposizione di Codacons e di alcuni media tra cui il nostro, questa è’articolazione delle rappresentanze:
a) una serie di sigle derivate dalle associazioni “storiche” dei consumatori, alcune di queste – a suo tempo- emanazione diretta delle sigle sindacali
b) una serie di sigle derivanti da comitati di base che si sono più o meno formalmente strutturate e costituite in “movimento,  comitato, associazione, gruppo eccetera” date per accettate in quanto hanno i “truffati” , quanti sono e chi sono non è dato a conoscere in termini formali se non tramite i vertici che dicono che….
c) una serie di professionisti che tutelano chi migliaia, chi centinaia di truffati che si sono loro rivolti a loro per ottenere delle prestazioni legali, e che hanno costituito degli aggregati associativi del tipo sopraindicato,
d) altre associazioni che rappresentano le aziende socie ora azioniste delle banche decotte. 
La linea seguita dal Governo fin dalla prima riunione del 24 luglio 2018 è stata quella di valorizzarle tutte dando sempre la facoltà d’intervento a chi volesse dire o dare qualche documento, ma mai alcuna decisione di rilievo è transitata né ovviamente discussa e  concordata preventivamente in quella sede.
Lì a darsi da fare pubblicamente c’era essenzialmente Alessio Villarosa, il volenteroso sottosegretario M5S (l’altro è Massimo Bitonci per la Lega), prima senza delega alcuna, lui come il politico leghista, e ora con delega ai giochi il primo, ai tabacchi il secondo ma mai nessuno dei due alle faccende delle banche risolte o messe in Lca.
Il sottoscritto – commenta De Biasi – ha presenziato fisicamente ed unicamente al primo incontro del 24 luglio (ciò è stato sufficiente per comprenderne il senso di marcia) intervenendo oralmente e per iscritto con una e-mail successiva spedita il medesimo giorno.
Sto ancora aspettando il verbale di quell’incontro, benché più volte sollecitato, né mi risulta che altri verbali siano mai stati redatti e distribuiti con l’elenco puntuale delle sigle invitate e di quelle intervenute con rispettivi numeri di telefono ed e-mail.
Il testo scritto di una riunione sedicente ufficiale è importante, perché permette di capire a che punto si è arrivati e quali problemi, rispetto al precedente incontro,  sono stati risolti od irrisolti. La scelta di non far girare ufficialmente la rubrica con tutti i nominativi e i loro recapiti telefonici o di posta elettronica, non è stata casuale ma voluta; cosi che solo chi era al MEF in posizione apicale sa  e sapeva. Soprattutto, si è impedito di costruire un minimo comun denominatore tra tutti gli interessati alla vicenda“.
Secondo la più deleteria modalità di conduzione degli affari pubblici in vigore nella prima repubblica (sintetizziamo e integriamo la chiacchierata con De Biasi avendo anche noi partecipato personalmente a due tra gli incontri finali al Mef), alle riunioni convocate a Roma parlavano tutti (ovvero era come dare aria ai polmoni), nessuna conclusione univoca veniva tratta né rimaneva agli atti su carta intestata del MEF, ma tutti tornavano ai loro domicili convinti, più o meno in buona fede, di aver partecipato a qualcosa di importante e decisivo.
La funzione esatta svolta dai due sottosegretari senza delega specifica – riprende De Biasi – è stata quella di essere dei badanti che badavano e hanno badato ad un insieme di persone, ognuna delle quali pensava di essere più intelligente dell’altra non sapendo (oppure sapendolo perfettamente ma ipocritamente tacendolo) che uno solo, Andrea Arman, aveva accesso alla mensa del Capo M5S per discutere di ‘cose serie’…”.
In questo contesto – prosegue Enzo De Biasi e non possiamo dargli torto per esperienza diretta di quelle riunioni dopo aver partecipato anche attivamente e non solo giornalisticamente a moltissimi incontri di tutte le ‘tipologie’ predette di associazioni – aver denominato tale assembramento composito ed eterogeneo nella composizione e negli obiettivi ‘cabina di regia’ sia a livello nazionale che locale significa chiamare fiorente magnolia ciò che è un cespuglio rasoterra.
Un tempo tali aggregati si chiamavano consulte od assemblee consultive dotate – almeno – di quattro regole scritte di funzionamento. Ma oggi nell’era tecnologica e regressiva le regole ed il rispetto delle stesse non fanno parte del dna del Governo del Cambiamento”.
Domanda: in cosa si è cambiato se siamo retrocessi ad uno stadio primordiale di falsa democrazia, dove uno o due parlano e gli altri ascoltano assentendo o tacendo oppure neanche ascoltano aspettando il momento di parlare per ripetere cose già dette da altri senza provare a fare alcuna sintesi e aggiungere contributi originali o dicendo l’esatto contrario di tutto e tutti senza puntare a un minimo di mediazione pur di poter affermare di essere l’unico portatore della proposta vincente?
In ogni caso – torniamo a De Biasi e sottoscriviamo- la pantomima è andata in scena da luglio 2018 a gennaio 2019, con gli esiti di cui alla legge 145/2018 sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere ed oggi, marzo 2019, lo show continua con Salvini e Di Maio che alzano il ditino contro Tria dopo che lo hanno fottuto in Parlamento sostituendogli un articolato già concordato con la UE, ma  facendo – adesso –  la faccia feroce davanti ai loro fans in Veneto. Il Presidente del Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto difendere il ‘suo’ Ministro del Tesoro lo ha scaricato sul punto come un fardello e lestamente con l’ultimo emendamento governativo 1/9000 ha approvato ciò che voleva il gruppo 5 Stelle dante causa della poltrona da Premier pro tempore occupata da Giuseppe Conte a Palazzo Chigi”.   
Il carrozzone politico-mediatico è andato avanti così dall’insediamento del nuovo governo ad oggi per la sua strada, sconnessa, anche se continuiamo a lavorare per dare qualche fendente, come quello appena affondato, specie se può risultare utile a chi ha perso tutto….anche la propria vita.
Questo almeno ci consente di poter dire di aver fatto tutto quello che dovevamo, per informare tutti, e qualcosa in più, per sensibilizzare chi di dovere sul dramma delle vittime delle banche.
E per citare Ornella Vanoni che all’inizio di “Domani è un altro giorno” cantava,
È uno di quei giorni che
Ti prende la malinconia
Che fino a sera non ti lascia più
La mia fede è troppo scossa ormai
Ma prego e penso fra di me
Proviamo anche con dio, non si sa…
per poi concludere con l’ultima strofa
E oggi non m’importa
Della stagione morta
Per cui rimpianti adesso non ho più
E come tanto tempo fa
Ripeto “chi lo sa?
Domani è un altro giorno, si vedrà
Domani Miatello e altri rappresentanti delle vittime delle banche sono a Roma a provare al parlare ancora una volta al Mef, al governo, al Parlamento…
E allora domani è un altro giorno, si vedrà…