Per inquadrare la vicenda faremo una breve premessa dei fatti e delle vicende che portarono Banca Carige nel Gennaio 2019 all’amministrazione straordinaria.
Banca Carige accumulò perdite per oltre 1,6 miliardi di euro tra il dicembre 2014 e il 1° gennaio 2019.
Nel 2016, la BCE intervenne con una misura di intervento precauzionaria indicando degli obiettivi da raggiungere tra il 2017 e il 2019, ma nonostante un’emissione di titoli per ben 544 milioni, la banca non centrava gli obiettivi chiesti dalla Banca Centrale, né vi riuscì con un successivo aumento di capitale.
Seguirono le dimissioni dei vecchi amministratori e successive nomine di nuovi componenti del Cda
Fallito un nuovo piano di conservazione la banca, sempre su indicazioni BCE, adottò nel novembre 2018 un piano di rafforzamento patrimoniale articolato in due fasi:
a) l’emissione di obbligazioni subordinate Tier 2
b) in seguito un aumento di capitale soggetto all’approvazione degli azionisti, da effettuarsi mediante scambio di obbligazioni subordinate con azioni di nuova emissione, lo scambio però venne bocciato proprio dagli azionisti.
Seguirono una nuova raffica di dimissione del Cda e la cessazione del consiglio di amministrazione, così Il 1° gennaio 2019 la BCE decise di assoggettare la banca ad amministrazione straordinaria con nomina di commissari straordinari.
Avverso tale decisione della BCE propose ricorso un’azionista proprietaria di ben 200.000 azioni contestando, nel merito che “la BCE avrebbe commesso un errore di diritto nel fondare le decisioni controverse sull’articolo 70, comma 1, del testo unico bancario, laddove tale disposizione non contemplerebbe la situazione addotta per giustificare l’assoggettamento ad amministrazione straordinaria, vale a dire un «deterioramento significativo» della situazione della banca.” (Così la pronuncia del tribunale UE, quarta sezione allargata, che alleghiamo).
Per non eccedere nei tecnicismi in sostanza il tribunale UE ha dato ragione all’azionista adducendo proprio che: Dall’articolo 69 octiesdecies, comma 1, lettera b), e dall’articolo 70 del testo unico bancario risulta dunque che la seconda disposizione non prevede lo scioglimento degli organi amministrativi o di controllo delle banche, e l’instaurazione dell’amministrazione straordinaria, nel caso in cui «il deterioramento della situazione della banca o del gruppo bancario sia particolarmente significativo»
…( omissis ) e quindi: “Ne consegue che la BCE ha violato l’articolo 70 del testo unico bancario fondandosi sul «significativo deterioramento della situazione [della banca]», mentre invece tale condizione non era prevista da detta disposizione, per lo scioglimento degli organi amministrativi o di controllo della banca, l’instaurazione dell’amministrazione straordinaria e l’estensione della sua durata per il periodo previsto nella decisione di proroga.”
In poche parole, la BCE ha disposto la straordinaria amministrazione fondando la propria decisione sul deterioramento della situazione della banca, quando l’art 70 TUB che la disciplina non prevede affatto tale ipotesi ma ne richiede ben altre.
In conclusione, in data 12 ottobre 2022, il Tribunale lussemburghese (quarta sezione ampliata) dando ragione all’azionista ha disposto quanto segue: “La decisione ECB-SSM-2019-ITCAR-11 della BCE, del 1° gennaio 2019, che assoggetta la Banca Carige SpA ad amministrazione straordinaria, nonché la decisione ECB-SSM-2019-ITCAR-13 della BCE, del 29 marzo 2019, che proroga fino al 30 settembre 2019 la durata dell’assoggettamento ad amministrazione straordinaria, sono annullate.”
Lo svarione normativo della Banca Centrale Europea fa riflettere, sappiamo bene che all’origine delle LCA delle nostre banche popolari ci sono sia la BCE che il Comitato di Risoluzione Unico (Decisioni del 23 giugno 2017), basta leggere le premesse del famoso DL 99/2017 per rendersene conto.
Che sia difficile fare parallelismi a caldo è abbastanza evidente, di sicuro possiamo dire che il totem della massima autorità di vigilanza bancaria, che all’epoca dei fatti pareva indiscusso e indiscutibile non c’è più, bisognerebbe rispolverare vecchi fascicoli di vigilanza se mai ci venisse concesso, forse ne varrebbe la pena, quanto meno per ricostruire un pezzo di storia del Veneto e non solo.