La vittoria del Benevento e quella contemporanea dell’Alessandria stanno rendendo sempre più incerto il futuro del Vicenza. Mancano quattro partite alla fine del campionato e, sull’ultima (la trasferta sul campo piemontese), è meglio non fare troppo affidamento.
Oltre a questo finale, che potrebbe essere drammatico, c’è un’altra complicazione per i biancorossi nella loro rincorsa alla salvezza. Se, infatti, dovessero chiudere alla pari con il Cosenza, sarebbero condannati perché, nei confronti diretti, la squadra calabrese è in vantaggio avendo vinto in casa all’Andata e pareggiato al Menti nel Ritorno.
Nell’ultimo chilometro, insomma, il Lane non dovrà solo fare più punti delle concorrenti ma anche sperare che quelle non ne facciano. È probabile che si continui fino in fondo con questa diffusa pochezza delle ultime.
Il Benevento non era in vena di fare il top team
Il Benevento era stato giustificatamente presentato alla vigilia come un top team in gran condizione. Contro il Lane non lo è sembrato. Si è visto subito che la squadra allenata da Fabio Caserta era stanca e, chissà, magari si era anche un po’ seduta dopo le due formidabili vittorie in tre giorni con Pisa e Reggina, condite da ben otto gol segnati.
Arriva al Vigorito il derelitto Vicenza, che nelle ultime cinque gare ha segnato un solo gol (gli altri due sono autoreti) e – avranno pensato i beneventani – forse ce la possiamo fare senza dannarci, visto che, per di più, giovedì prossimo c’è in calendario un altro turno infrasettimanale contro il Cosenza.
È stato probabilmente questo il concetto che ha impostato l’approccio del Benevento, voluto o meno che fosse. Il tecnico ci ha pure messo del suo facendo giocare i suoi in attacco prevalentemente con cross. Le traiettorie erano però falsate dal forte vento a favore e finivano quasi tutte fra i guantoni di Grandi. Non è un caso che l’unica palla-gol sia nata invece da una azione manovrata.
“Ci aspettavamo un Vicenza più chiuso nel primo tempo” ha ammesso Caserta nel dopo-gara. Invece si è trovato davanti un Lane aggressivo e veloce, pur nei suoi ben noti limiti di costruzione del gioco e di pericolosità offensiva.
Dopo il primo tempo, insomma, il bilancio era correttamente in pareggio.
Meggiorini sbrocca e resta in spogliatoio
Alla fine del primo tempo succede il fattaccio. Meggiorini protesta in modo vistoso ed esagerato per un mancato fischio dell’arbitro dopo un fallo da lui subìto a centrocampo. Dalla slow motion televisiva il numero 69 biancorosso non sembra nemmeno toccato dall’avversario o lo è in modo irrilevante, ma Meggio dà fuori di testa come se l’avessero falciato a gamba tesa. Giallo, sacrosanto. Non contento, dopo il fischio di fine tempo, si approccia di brutto a Lorenzo Maggioni e ricomincia a protestare scompostamente. È talmente arrabbiato che, con ogni probabilità, sbotta fuori con qualche parola di troppo. Secondo cartellino giallo e, quindi, arriva il rosso. Per il Vicenza la prospettiva di un intero secondo tempo in dieci.
Non che, tatticamente, cambi molto per i berici, che passano al 4-4-1. Il copione è difendere lo 0-0, mica vincere la partita. Ed è la stessa cosa farlo con una sola punta anziché con due (visto che, per di più, l’apporto offensivo dell’attaccante di Isola della Scala è stato pari a zero nei primi quarantacinque).
Come nasce la vittoria del Benevento
Invece il Benevento cambia identità e comincia a giocare da grande. Cresce la qualità del centrocampo, si abbandonano gli inutili cross, il palleggio sovrasta la diga mediana dei biancorossi, si sfruttano di più le fasce che sono il noto punto debole del Lane. Ed è ben presto 1-0 che sancisce la vittoria del Benevento. Basta poco ai campani per portare in fondo il minimo vantaggio, i vicentini non hanno né mezzi né uomini per puntare al pareggio.
Non sono d’accordo con chi assegna a Meggiorini la maggiore responsabilità della sconfitta. È indubbio che l’uomo in meno sia stato un handicap ma non basta a giustificare una ripresa scialba e senza costrutto.
La ricetta per salvarsi
Dopo la vittoria del Benevento e il quarto stop in un mese del Vicenza, la ricetta per assicurarsi la permanenza in Serie B comunque non cambia. Bisogna vincere il più possibile nei prossimi quattro incontri e avere continuità. Le concorrenti vanno piano come i biancorossi, la stagnazione in fondo classifica sembra destinata a restare tale fino alla fine e, quindi, anche un pareggio in più o in meno può segnare il destino.
La squadra non ha altro da tirar fuori dal cilindro se non la voglia di salvarsi a qualsiasi costo. I limiti tecnici e tattici ormai sono irreversibili e non si può sperare, per cambiare l’identità biancorossa, nell’avvento di un deus ex machina, che sia un giocatore, un modulo o – come chiede qualcuno – un altro allenatore.
L’unica strada per diventare competitivi è trovare quella cattiveria agonistica che finora non si è quasi mai vista e fare davvero ogni volta la partita della vita che tutti, allenatore e giocatore, si propongono quando dicono (ormai ripetitivamente) che “saranno tutte finali”. A questo punto non deve contare più se sei un giocatore inadeguato alla B, se hai un contratto che scade fra due mesi, se l’anno prossimo non allenerai più il Vicenza. A questo punto serve solo la volontà di vincere a tutti i costi, sputando sangue come chiedono i tifosi.