Nell’Olimpo del vino, la quattro giorni di Vinitaly 2022, tra le numerose rappresentanze straniere era presente, per la prima volta, la Serbia, con la regione Vojvodina; vera regina dal punto di vista vitivinicolo, per le sue speciali caratteristiche ambientali, microclimatiche e di terroir.
È un territorio speciale che con la sua pianura di origine alluvionale esprime una fertilità determinata da terreni sabbiosi, derivati dall’antico mare Pannonico, un ambiente soprannominato il “Sahara d’Europa” che s’incrocia con l’abbondanza di acqua di grandi fiumi come il Tibisco, la Sava e il Danubio.
Vojvodina: una viticoltura dalla tradizione antica
La Vojvodina (Banat) con capoluogo Novi Sad è considerata in Serbia il motore dello sviluppo economico del paese. Collocata tra Romania, Bulgaria e Croazia gode di una millenaria tradizione nel segno di Bacco.
La prima segnalazione di Vitis vinifera nei Balcani appartiene al periodo Neolitico sotto forma di uva selvatica e le prime tracce di viticoltura e vinificazione nel territorio della Serbia sono riferibili addirittura all’età del ferro (400 a.C. – 200 a.C).
Già gli storici Lucio Cassio Dione (40 a.C. – 110 d.C.) e Strabone (63/64 a.C. – a. C.24) citavano la vite irlandese e celtica della Pannonia. Ma fu Marco Aurelio Probo (232 d.C. – 282 d.C.) imperatore romano, nato proprio a Sirmium, l’attuale Sremska Mitrovica, che importò dall’Italia i primi vitigni a cui diede seguito un importante coltivazione.
Nella Serbia medievale, la viticoltura progredì grazie al sistema feudale e ai monasteri. Tanto da rendere il vino in territorio serbo una vera e propria bevanda nazionale. Alla fine del XIX secolo la viticoltura serba condivise lo stesso destino dell’Europa colpita dalle malattie provenienti dall’America (Peronospora e Fillossera), a cui fece seguito l’introduzione di vitigni di varietà provenienti principalmente dalla Francia.
Fruska Gora e Mala Remeta un idillio tra terroir, dolci microclimi e sostenibilità
La produzione vitivinicola del Banat serbo si caratterizza per una sua autentica e storica sostenibilità. Non a caso il paese balcanico ha il primato per il più basso tasso d’impiego di fertilizzanti in Europa. Le colline della Fruska Gora, cosiddetta Montagna Sacra, parco nazionale ad un’altezza di 539 metri, sono l’unico rilievo ad interrompere la pianura. Composti da prati, boschi e un paesaggio di vigneti, i territori di Fruska Gora e Mala Remeta godono di un insieme di fattori combinati come i microclimi e la giacitura del terreno oltre ad un esclusivo riflesso “a specchio” della luce solare sul Danubio.
Vini e distillati della Vojvodina tra originalità ed innovazione
La produzione della Vojvodina è rivolta principalmente ai vini rossi, con principale utilizzo di uve Cabernet, Merlot, Cabernet franc e l’autoctona Vranac, ma anche verso ottimi bianchi con l’impiego di Riesling, Traminer, Sauvignon Blanc e Chardonnay.
Vini che secondo Milorad Milosevic, titolare di una cantina di Veliki Radinci «il terroir, la produzione nel pieno rispetto della natura, nonché una sorta di aspirazione ad un vino naturale, si riflettono nella loro incredibile carattere e complessità. Una parte dei nostri vini bianchi viene lasciata invecchiare nelle botti usate di rum, whisky bourbon e scotch, arricchendoli così di note esotiche e stravaganti».
Frutta e vinacce a km zero per “grappe” e distillati all’insegna della tradizione e sostenibilità
Sul versante delle “grappe ” queste vengono prodotte con i frutti tipici del territorio e sistemi derivati da una tradizione secolare: dalla celebre Slivovica, a base di prugne, ai distillati di mele cotogne, pere ed albicocche.
Sono quintessenze molto aromatiche prodotte seguendo scrupolosamente metodologie dalle origini antiche, integrate dall’innovazione tecnologica, sia per l’affinamento che per la purezza. «Grappe risultanti da un processo di trasformazione “autoctono” ed unico che va dall’impiego della frutta locale, fino alla distillazione e affinamento in botti di rovere. Con invecchiamento fino a 1 anno e in botti di rovere fino a 24 mesi », sottolinea Aleksa Miljana imprenditrice di distillati di Crepaja .
Stesso orientamento di produzione della “graspa” serba, ma a base di vinacce, hanno i fratelli Margan, Urus e Strainja, che, produttori col padre Pera Margan sempre di Crepaja, sottolineano le particolari tecniche di loro utilizzo «in cui i distillati di vinacce di Traminer e Moscato vengono affinati in botti utilizzate per produrre il Merlot».
La visita del presidente del Veneto Luca Zaia allo stand di Vojvodina
Questi vini e queste “grappe” hanno incuriosito e compiaciuto anche il presidente del Veneto Luca Zaia durante la sua visita allo stand della Repubblica Serba, allestito ed organizzato dall’Agenzia per lo sviluppo della Vojvodina. Il governatore del Veneto, da buon padrone di casa, ha salutato i nuovi “inquilini” della fiera enologica veronese facendo gli onori di casa immortalato dai fotografi ospiti, con le palpebre degli occhi socchiuse a metà. Un sguardo tipico del “veneto attento”, che ad ogni novità sottende qualche…garbata “utilità “ o preoccupante “pericolo”? Magari rivolto a vini e distillati “foresti”, come quelli serbi di cui non si può non riconoscere l’originalità.
Ma scherzi – o meglio – brindisi a parte, non ci resta che alzare un calice e augurare in serbo un buon “Ziveli” (alla salute) a tutti .