(Primo lancio articolo alle 14.38, ora completo). 11 agosto 2024: per la prima volta l’Italia del volley rosa vince l’oro olimpico, che mai ha conquistato neanche l’Italia dei fenomeni maschi di Julio Velasco, che oggi si è messo sul petto l’unico metallo pesante che gli mancava.
E in questa squadra protagonista assoluta è stata Monica “Moky” De Gennaro, l’unica anagraficamente e nella “testa” vecchia con i suoi 37 anni e passa ma forse ancora la più giovane per la carica agonistica e lo spirito a corredo di una classe rara, già evidenti a chi vi scrive (in questo articolo mi citerò un po’, ma forse, me lo dico da solo perché c’è chi lo vuol far dimenticare, lo merito…) e ad uno dei più grandi allenatori delle giovanili d’Italia, Beppe Nica, che nel 2002, insieme, la portammo a Vicenza, a quattordici anni, dove rimase fino a quando dovetti lasciare il club, esordendo in A1 nel 2004.
Guarda caso proprio nel 2002, battendo il 15 settembre 3-2 in Germania lo stesso avversario schiantato in Francia 3-0 oggi, gli Usa, le azzurre conquistarono quello che ancora è l’unico oro mondiale delle donne della pallavolo italiana.
E chi c’era in quella squadra?
Tre in maglia biancorossa, per chi non lo sapesse i colori delle squadre top di Vicenza:
- Paola Paggi, un’altra nostra scoperta portata, meno che ventenne, a Vicenza nel 1996, che ci accompagnò in A1 e in tante vittorie, tra cui una Coppa Cev e una Supercoppa oltre a scudetti e Coppe Italia di beach volley, fino al 2002
- Elisa Togut, che, arrivata ventenne, negli anni di Vicenza (stagioni 2000-2001 e 2001-2022) “si smaltò” le unghie di una mano possente con la Coppa Cev e la Supercoppa prima di trionfare ai mondiali tedeschi
- Darina Mifkova, unica campionessa già “fatta” (a Bergamo e a Napoli), ma convinta a raggiungere a 26 anni una prima volta Vicenza (giocò con noi anche nella stagione, quella 2007-2008, della nostra “cacciata” a Imola) dove aggiunse ai suoi precedenti gli stessi trofei di Paggi e Togut, più made in Vicenza.
Un’altra chicca (auto celebrativa) prima di una domanda (retorica) al volley vicentino: a guidare all’oro olimpico le azzurre del “monumento” Monica De Gennaro (così l’hanno appena definita nella telecronaca della diretta Rai) c’era quell’altro monumento del volley mondiale, Julio Velasco, che oggi ha sconfitto l’altro super eroe, Karch Kyraly, seduto sull’altra panchina.
E io, nel 1991, quando ero sponsor con l’azienda che dirigevo, la Unibit spa, e vice presidente del club femminile di Roma, allora il Colli Aniene di Simonetta Avalle, Roberto Braga e Gianni Avalle (portata in A1 per la prima volta nella storia, dove è tornata, dopo averla persa qualche anno dopo il mio sbarco a Vicenza, solo la scorsa stagione) fui il primo a convincerlo a firmare un contratto come testimonial dell’azienda leader nazionale nel campo dei personal computer…
La domanda, ripeto, retorica: dal 2009, anno in cui fui costretto a “lasciare” ad altri il volley vicentino di vertice e di base per motivi, diciamo, esterni al volley e legati, è solo una mia ipotesi?, al “fastidio” che davano le testate ViPiu.it e il periodico cartaceo VicenzaPiù, perché chi ha preso in mano il testimone della squadra cittadina biancorossa che ho gestito dal 1994 (quando alla partite di pallavolo femminile non andava nessuno visto che la storia sportiva rosa della città l’aveva scritta il basket) al 2009, appunto, sia pure con diverse proprietà, tipicamente più danarose, e, a volte, cambiando i colori sacri della maglia, non ha ancora fatto quello che io e i miei collaboratori facemmo?
Non tanto vincere in A1, nei campionati giovanili e sulla spiaggia, ma soprattutto scoprire, “allevare” e lanciare giovani pallavoliste talentuose italiane, ovviamente vicentine incluse, e straniere, aspiranti campionesse, poi spesso divenute tali?
Quest’anno è stata appena annunciata la creazione di una nuova società, un consorzio di mecenati-sponsor (ai consorzi di prime donne non ho mai creduto), tra cui quel Battistolli, che, nell’anno precedente a quello del mio arrivo, il 1994, aveva il suo nome sulle maglie della squadra di A2 del club, una srl sportiva, poi da me trovata senza risorse (i proprietari di allora si lamentarono di mancati pagamenti…) e con debiti enormi, a me nascosti dagli stessi dirigenti, anche con l’allora Aim e vari fornitori.
Il mio augurio, per dare da solo una risposta a quella domanda, è che, ben forniti di risorse economiche e ben inseriti nell’establishment locale, mostrino, oltre alla competenza, che in questi anni evidentemente non è bastata a far rinascere il grande volley femminile a Vicenza (e per grande intendo quello di A1 ma anche quello, soprattutto, delle giovani Paggi, De Gennaro, Cella, Tirozzi, Gomiero, Arrighetti… e delle prima sconosciute Glinka, Pachale, Poljak, Skowronska…) è che i nuovi imprenditori ci aggiungano un ingrediente in più: una grande amore, vero e… sprovincializzato.
Amen.