Siamo al termine della campagna elettorale ma non si placa la polemica sul voto disgiunto. Non tanto sul voto in sé, che esiste da anni ed è assolutamente legittimo, anche se ambiguo, e sponsorizzato anche da giornalisti di spicco quali Scanzi e Travaglio, quanto sugli appelli di esponenti del Partito Democratico, bacchettati poi dal segretario regionale Bisato, a votare pure Zaia come presidente ma di dare a loro la preferenza per un segno in consiglio regionale.
Stupisce però che il professor Corrado Poli, canddiato con la lista ‘Rubinato per le autonomie’, attacchi in un post su Facebook Stefano Artuso, uno dei due dem, assieme a Chiara Luisetto, che ha fatto appello al voto disgiunto PD-Zaia, quando anche un candidato della sua stessa lista, Matteo Macilotti, sindaco di Chiampo dove la Lega è all’opposizione, come abbiamo riportato ieri su ViPiù in un articolo citato anche dal Giornale, ha fatto lo stesso appello con tanto di video tutorial.
“Che il PD abbia sempre fatto un’opposizione “amica” a Zaia lo si sapeva – scrive Poli -. Che fosse diviso su tutto e soprattutto sulla candidatura di Lorenzoni era pure davanti agli occhi di chiunque. Ma che Stefano Artuso faccia propaganda per votare Zaia, di cui Lorenzoni si dichiara alternativo, è semplicemente RIDICOLO. Poi ci sorprendiamo perché Luka(shenko) Zaia voli all’80%? Il dato di fatto è che il maggiore partito della coalizione di centrosinistra non si fida del suo candidato!”. Una dura critica, che viene però da un intellettuale che si auto-definisce, nei commenti al suo post, “vicino al centrosinistra”. Del resto la stessa Simonetta Rubinato viene dal PD, così come Daniela Sbrollini, candidata presidente di Italia Viva. E poi c’è quella Rifondazione Comunista un tempo alleata di Prodi e D’Alema che oggi si presenta con SAL, ma fuori dalla coalizione di Lorenzoni. Insomma tutto quello che un tempo era il centrosinistra, l’Ulivo, l’Asinello, l’Unione, etc. ora va in battaglia contro l’invincibile armata leghista diviso, disperso, frastagliato e rissoso al suo stesso interno. Per non parlare di un M5S che a Roma governa allegramente con il PD mentre in Veneto, dove di punti di contatto ne avrebbe di più, si rifiuta di entrare in coalizione ostinandosi a correre da solo nonostante i sondaggi parlino di un disastro annunciato. E questo a prescindere dal voto disgiunto.
Anche alla luce di questo perde ancor più di forza la tirata d’orecchie di Poli ad Artuso, anche perché si guarda la pagliuzza negli occhi dell’altro senza vedere la trave nei propri. Ma su questo Poli non è d’accordo e risponde così: “Macilotti è civico, come me e tutti gli altri candidati. Rubinato è in lista come gli altri e si candida per fare opposizione non per diventare presidente (sarebbe inverosimile). Chi è membro di un Partito deve attenersi alle indicazioni del suo Partito che è il maggior sostenitore di Lorenzoni. È sleale fare queste cose per ottenere una preferenza in più. Come non si può capire questa semplice verità? Io voterò Rubinato Presidente, ma un pensiero a votare Lorenzoni l’avevo anche fatto e l’avrei dichiarato, ma dopo questo episodio, proprio non ci penso più. Voterò la lista in cui sono candidato e Rubinato Presidente pur sapendo che quello che conta è il voto alla lista”.
Insomma il povero Lorenzoni, alle prese anche con problemi di salute speriamo presto risolti, si trova a dover battagliare con il colosso Zaia stando attento anche al fuoco amico. Ma potrebbe sempe andare peggio, potrebbe piovere.
Clicca qui se apprezzi e vuoi supportare il network VicenzaPiù