War Room di Enrico Cisnetto con Antonio Polito, Angelo Panebianco e Stefano Folli: dopo la tregua per il Coronavirus, tornano le risse

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Altro giro, altra corsa. Si continua a ripetere che dopo il Coronavirus niente sarà più come prima, e nemmeno il governo. Cosa cambierà? Enrico Cisnetto nella War Room di oggi, riproposta come sempre da VicenzaPiu.com qui, sul suo canale Youtube e in streaming su VicenzaPiu.Tv & Lapiù.Tv, ha risposto a questa domanda insieme ad Antonio Polito (vicedirettore del Corriere della Sera), Angelo Panebianco (editorialista del Corriere e politologo) e Stefano Folli (editorialista de La Repubblica). 

L’emergenza ha visto, proprio in questi giorni, un rimescolamento ideologico sorprendente, che sta facendo crollare alcuni totem ideologici e sta gettando basi per altri. Il M5S sta votando insieme alla Lega contro il Mes, Pd e Forza Italia, invece, si sono trovati tutto d’un tratto concordi nell’utilizzo del Fondo salva Stati. Secondo Antonio Polito, da questo mélange non potrà che nascere un esecutivo più stabile: «La forza delle cose spingerà per un governo più robusto». Dal momento che il voto dei cittadini non è “utilizzabile” per motivi sanitari, l’unica soluzione a questa crisi potrà trovarsi solo in Parlamento e non nelle urne. «Abbiamo un Primo Ministro debole» replica Panebianco e in questa situazione ci vuole qualcosa di forte.

Riflettendo su questa precarietà istituzionale, Stefano Folli vede come probabile via d’uscita un governo di unità nazionale: «Viviamo in una situazione economica molto seria, molto grave, rispetto la quale questo quadro politico è molto debole: saranno le circostanze a determinare le conseguenze». Secondo il giornalista, la Fase 2 costringerà Conte a lasciare le redini, sopraffatto dalle conseguenze economiche del Covid: «la forza delle cose sta andando in quella direzione». Riguardo invece la direzione politica che la seconda fase potrà prendere Folli è scettico sul fatto che nuove elezioni possano portare una maggioranza di centro-destra, come sarebbe stato invece inevitabile un anno fa. 

Salvini in questa crisi, infatti, non sembra essere la lampadina più brillante del lampadario. «Il virus ha sconvolto i parametri del dibattito pubblico e lui mi è sembrato poco preparato ad affrontare queste novità» osserva Folli. Polito aggiunge che, con il «caso lombardo» sulle spalle, anche la Lega sta perdendo terreno, e all’interno del partito c’è sicuramente qualcuno che ritiene necessario «un periodo in cui si riescano a fare le cose coperti da un reciproco patto di non aggressione». La Lega, se vuole rientrare in questa coalizione, dovrà quindi affrontare il futuro con un approccio diverso rispetto a quello che ha avuto negli ultimi tempi, dal momento che un governo di solidarietà nazionale potrà solo nascere su un terreno europeista. «Dovrà essere un governo che va d’accordo con Bruxelles» conferma Polito. E il partito che al momento si presta di più a questa rotta è il Pd, concordano i tre giornalisti. «Un partito di governo con l’interesse nazionale» lo definisce Polito.

Governi di solidarietà nazionale sostenuti da forze opposte, del resto, ne abbiamo già visti, ricorda Folli: «Il Governo Monti fu sostenuto sia da Forza Italia sia dal Partito Democratico». «Anche il Governo Letta» aggiunge Panebianco. E l’unico collante forte in grado di tenere unito una coalizione del genere sarebbe il Presidente della Repubblica: «Se si dovesse arrivare a questo scenario, sarebbe un governo del Presidente nel vero senso della parola, più di quello che fu Monti nel 2011». 

Ci sono però delle forze che potrebbero remare contro questa pax di unità nazionale. I primi sono i 5 Stelle, avverte Polito. Le troppe sfaccettature interne al partito rischiano di diventare un «ostacolo al rimescolamento delle maggioranze». Il secondo motivo di tensione, invece, per il vice direttore de Il Corriere è lo scontro che si sta accendendo negli ultimi giorni tra Nord e Sud: «Il riaprirsi di tutte le piaghe tra Nord e Sud, quando invece servirebbe un grande sforzo di equilibrio sul piano nazionale, è un pericolo vero per questo scenario». Bisogna ricucire, non approfondire le lacerazioni.

Chi sarà, poi, il timoniere di questo grande patchwork politico? Draghi? «La mia conoscenza personale mi porta a pensare che lui non abbia proprio nessuna voglia» interviene il conduttore. «Il Quirinale sarà il baricentro» assicura Folli, sul resto è troppo presto non per interrogarsi ma per darsi delle risposte.


A lunedì col prossimo match nella War Room (qui i dibattiti da noi ripresi) che VicenzaPiu.com vi propone come unica testata di Vicenza e provincia licenziataria di Roma InConTra. I dibattiti War Room vengono anche replicati in streaming su VicenzaPiu.Tv & Lapiù.Tv di cui trovi qui il palinsesto in continuo aggiornamento.