Whisky: proprietà, storia e fatti curiosi

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Whisky (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Red_by_Puni,_Italian_whisky_01.jpg )
Whisky

Quando si pensa alla parola “whisky”, spesso la nostra memoria ci rimanda a dure brughiere scozzesi o a selvaggi film , dove I panorami si dilatano all’inverosimile tra polvere, sole, sangue e un bicchiere di whisky.Tuttavia, il whisky non è solo una bevanda riservata alla tradizione anglosassone, ma anche l’Italia da qualche anno vanta produzioni autoctone di un whisky tutto italiano. Certo, il whisky non appartiene alla nostra tradizione quanto altri tipi di bevande alcoliche forti provenienti da piante quali il limoncello o il mirto oppure come il nostro amato vino. Tuttavia, il whisky presenta innumerevoli qualità e proprietà che ci possono far capire come, in paesi meno baciati dal sole, la cultura dei cereali possa essere paragonata alla nostra cultura della vite e della produzione vinicola. Non sono molte le bevande che uniscono sapori, storia, medicina locale e tradizioni e il whisky, come il vino, appartiene a una di queste bevande dalle mille sfumature che racchiudono in sé secoli di storia e generazioni di produttori appassionati. 

Whisky italiano

Il primo single malt italiano è nato in Alto Adige qualche anno fa. Messo in botte nel 2012, nel 2015 si sono potuti assaggiare i primi frutti degli sforzi della distilleria Puni della Val Venosta e i suoi diversi tipi di whisky prodotti da un mix di cereali (orzo, frumento e segale locale). Viste le differenze tra il clima scozzese e quello italiano – anche se alpino – si è dovuto adattare qualche tecnica non ancora sperimentata. È nato così il Puni Alba, una delle varietà prodotte dalla distilleria altoatesina che meglio esprime l’italianità di questo whisky: invecchiato in botti ex-Marsala per due anni, racchiude un po’ del nostro sole.

Un po’ di storia e geografia

La parola “whisky” deriva dal gaelico e significa “acqua di vita”, il che fa capire l’importanza di questa bevanda per la cultura anglosassone. Più precisamente, il whisky appartiene alle tradizioni d’Irlanda, dove si scrive “whiskey”, Scozia, dove si produce il 90% del whisky del mondo, Galles, forse meno conosciuto ma dove si produce whisky dai tempi del medioevo, Stati Uniti, dove si chiama “Bourbon”, Australia, il cui whisky è pluripremiato, Canada, spesso contraddistinto dal tipico aroma al caramello e tanti altri paesi tra cui persino India, Danimarca e Taiwan. Esistono molte varietà di whisky, per lo più distinte dal periodo di invecchiamento (minimo 3 anni), dal legno delle botti dove viene invecchiato (che ne caratterizza l’aroma) e dalla gradazione alcolica. La Scozia produce whisky da centinaia di anni, ma le origini di questa tradizione sono oscure, nonostante la tesi più gettonata sostenga che furono missionari cristiani ad introdurre le tecniche di distillazione dell’orzo e cereali nelle highland scozzesi. Lo scrittore J. Marshall Robb, nel suo libro ‘Scotch Whisky’, racconta che già nel 1504 Re Giacomo IV degustava il distillato nei momenti di relax, ma che le prime distillerie locali in Scozia e Galles datano di molto prima.

Proprietà 

Non è una novità che, se consumato in quantità moderate, il whisky ha proprietà medicinali dimostrate. Non contiene zuccheri e studi hanno dimostrato che può ridurre il tasso di glicemia nell’organismo. L’invecchiamento in botti di legno permette infatti al whisky di assorbire acido ellagico liberati dai tannini idrolizzabili, un potente antiossidante che aiuta a stabilizzare il tasso di glicemia nel sangue. Un bicchiere di whisky contiene circa 100 calorie ed è quindi una buona fonte di energia, tradizionalmente bevuto a fine giornata per rilassarsi e corroborarsi. Inoltre, come il vino, anche il whisky protegge dalle patologie cardiache perché, come dimostrato da una ricerca della Rowett Research Institute di Aberdeen, aumenta i livelli di anti-ossidanti nell’organismo. 

Per cui, che sia scozzese, irlandese, americano o italiano, alla salute!