A partire dai primi anni 2000 la street art ha iniziato a diffondersi in molte città del mondo e dell’Europa. Trattandosi di disegni non su tela, ma su edifici pubblici, la street art ha sempre viaggiato ai confini della legalità, investendo ovviamente anche il tema della proprietà privata. Di conseguenza non sono mancati casi di artisti multati, o di opere staccate dai muri per essere esposte in galleria.
Negli ultimi anni l’atteggiamento delle amministrazioni comunali e dei privati nei confronti della street art è cambiato in meglio. Innanzitutto essa è uscita dai grandi centri come Milano, Bologna e Roma, per arrivare anche nelle città piccole e nei paesi. In secondo luogo molti Comuni hanno pensato di collaborare con questi artisti per abbellire scuole, parcheggi, quartieri, magari cercando anche di lanciare messaggi. Dal canto loro molti artisti hanno messo da parte lo spirito ribelle delle origini accettando di essere per così dire “istituzionalizzati”.
A Padova per esempio, l’artista Tony Gallo ha collaborato molto con Comune e associazioni. A volte il degrado non significa solo illegalità, spaccio, povertà estrema, ma abbandono, grigiore di palazzoni. Un degrado quindi estetico. Basta colorare un muro, a volte, per combattere il degrado, soprattutto quello dell’anima, senza bisogno di ruspe e supermercati. Nel quartiere Arcella, spesso attenzionato dalla cronaca, non solo Gallo, ma molti artisti hanno contribuito a portare colore.
Anche nel piccolo comune di Arcugnano, nel Vicentino, l’amministrazione ha collaborato con diversi artisti di strada per abbellire piazze e scuole.
A Vicenza di recente nella zona di San Biagio un artista statunitense, invitato da un amico artista vicentino, e con il benestare del giovane sindaco Possamai, ha omaggiato la città del Palladio con un murales dedicato proprio al celebre architetto. Da una parte una carezza alla memoria del Palladio, da un’altra però un pugno, dato che due persone, forse già identificate, hanno scarabocchiato l’opera più bella e conosciuta del Palladio, cioè la Basilica omonima nel centro di Vicenza.
Quanto fatto a San Biagio potrebbe, questa la nostra proposta, essere la prima di una serie di collaborazioni tra il Comune e i writers per dare colore alle zone più grigie della città, dalla stazione ai quartieri. Quanto avvenuto sulla colonna della Basilica invece va punito e potrebbe essere un’occasione per rilanciare l’Ufficio Muri Puliti.
Nel frattempo abbiamo raccolto alcune immagini di muri su cui delle persone hanno ben pensato di esprimere le loro opinioni e concetti. A volte sono frasi poetiche, altre volte sono vere e proprie poesie, in altri casi sono slogan anche giusti di lotta politica. In comune però hanno tutti il fatto di essere brutte da vedere. Anche in questo caso si potrebbe piuttosto pensare a spazi in cui chi vuole può esprimersi, anche scrivendo se è troppo timido per parlare (nessuno usa mai lo speaker’s corner di piazzale Esedra).