Xinjiang, protesta contro un nuovo lockdown dopo l’incendio che ha ucciso 10 persone

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Un incendio mortale in un condominio nell’estrema regione occidentale cinese dello Xinjiang ha scatenato un’ondata di rabbia online e una protesta di piazza venerdì nella capitale della regione, con i residenti che chiedono la revoca delle misure di lockdown che hanno confinato molti nelle loro case per più di tre mesi.

I cittadini hanno chiesto se le restrizioni di Covid abbiano ostacolato i soccorsi o impedito ai residenti di fuggire dai loro appartamenti o dall’edificio. Nella tarda serata di venerdì, sono circolati in rete video che mostravano folle di residenti di Urumqi, capitale della Regione autonoma dello Xinjiang, che marciavano verso un edificio governativo e scandivano la frase “fine delle chiusure”, ultimo segno della crescente frustrazione per le misure eccezionalmente severe di Pechino contro la pandemia.

Molti dei video sono stati successivamente rimossi dalle piattaforme di social media cinesi, pesantemente censurate.

L’incendio è stato innescato da una ciabatta che ha preso fuoco in una camera da letto al 15° piano di un edificio residenziale di Urumqi giovedì sera, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco della città.

L’incendio si è poi sviluppato fino a coinvolgere i due piani superiori. Gran parte dello Xinjiang, una regione di 25 milioni di persone, è stata chiusa per più di 100 giorni come parte della risposta pesante delle autorità ai focolai di Covid.

In alcuni casi, la quarantena ha lasciato i residenti in condizioni disastrose, con difficoltà a procurarsi cibo e altri beni di prima necessità, come medicine e prodotti per il ciclo mestruale.

I media statali hanno dichiarato che il quartiere in cui si è verificato l’incendio era un’area a “basso rischio di gestione”, una categoria di isolamento che consente ai residenti di lasciare i loro compound a condizione che si controllino da soli ed evitino grandi assembramenti.

Fonte: The Vision