“Annunci limitati o assenti per la presenza di contenuti ritenuti non adatti alla maggior parte degli inserzionisti.
L’elenco dei principali argomenti che portano alla non idoneità per gli inserzionisti comprende: Linguaggio inappropriato, Violenza, Contenuti per adulti, Azioni dannose o pericolose, Contenuti che incitano all’odio, Contenuti provocatori e umilianti, Contenuti correlati ai farmaci e alle sostanze stupefacenti per uso ricreativo, Contenuti correlati al tabacco, Contenuti correlati alle armi da fuoco, Argomenti controversi ed eventi sensibili Argomenti adatti a un pubblico adulto in contenuti per famiglie.
I controlli di YouTube sono lodevoli proprio per limitare la diffusione sul web di messaggi inappropriati quando non violenti e vengono effettuati, in prima battuta e quasi in tempo reale rispetto alla pubblicazione di ogni video, con strumenti automatici basati su algoritmi di intelligenza artificiale poiché sarebbe impossibile controllare tutti video con sistemi “umani”.
Si pensi colo che, fonte YouTube, ogni minuto vengono caricate su YouTube 300 ore di video che vogliono dire, quindi, 432.000 ore di video al giorno, ovvero 157.680.000 di ore in un anno, per cui, per guardare tutti i video che in un anno vengono caricati su YouTube ci vorrebbero 18.000 anni…
Bene, ma siccome tutti i sistemi automatici alla estrema e crescente rapidità associano un certo, sia pur minimo tasso di errore (le macchine capiscono, ma almeno per ora, non come gli umani e considerando una durata media di 4 minuti e mezzo per video e le 300 ore di video caricate ogni minuto, in un anno controllano 2.102.400.000 di video), il partner di YouTube quando vede associato a un suo video pubblicato sulla piattaforma il messaggio “Non adatto alla maggior parte degli inserzionisti” può, come specificato richiederne la revisione, questa volta ad umani che si prendono qualche ora per assolvere al loro compito di controllo effettuato in base alle regole della piattaforma video più diffusa al mondo che fa parte dell’impero di Google.
Ma anche gli umani sbagliano e lo dimostrano non tanto alcuni video, che non hanno superato né l’esame automatico né quello successivo umano richiesto su Rucco e Zaia che parlano di Coronavirus in modo apparentemente innocuo ma “toccando” un argomento oggi molto sensibile e su cui si sono sviluppate anche fake news ed esecrabili speculazioni di ogni tipo, ma, soprattutto, la “bocciatura” di un intervento dell’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti al parlamento europeo.
VicenzaPiu.com lo ha proposto ai suoi lettori il giorno di S. Valentino con un titolo («Violenza di genere, Moretti all’UE: “ancora oggi si chiede a una donna vittima di stupro com’era vestita”») che fa capire di per se stesso tutto l’errore dei “revisionatori” di YouTube, errore umano e comprensibile.
Se non devono controllare, come gli automi, 432.000 ore di video al giorno di certo a loro è demandato il filtro di migliaia di contenuti e su un argomento delicato come la “violenza sulle donne” qualche misunderstaning, infatti, ci può stare se non vogliamo pensare, e non lo pensiamo se non come esercizio dialettico, che il video parzialmente censurato sia capitato tra le grinfie di un misogino.
Riproponiamo, quindi, in copertina il video e a seguire il testo dell’intervento, che condividiamo pienamente (come farebbe il revisore di YouTube se lo leggerà), come segno simbolico di riparazione verso Alessandra a nome della “tecnologia” da parte di un direttore che, come il sottoscritto, da buon ingegnere elettronico la ama, la tecnologia, ma tende anche a non mitizzarla e a comprenderne e spiegarne i limiti, anche se ogni giorno superati.
Se, poi, questa nota ha aiutato i lettori anche a capire qualche procedura informatica, beh, l’ingnenere elettronico che rimane in me ne sarà contento.
L’intervento di Alessandra Moretti
“Sono passati 25 anni della Dichiarazione Piattaforma d’Azione di Pechino ma la discriminazione di genere è ancora purtroppo rimasta. Ancora oggi si chiede come era vestita una donna che ha subito uno stupro. Ci sono due paesi all’interno dell’Unione Europea che non consentono di abortire e stati membri che non hanno ancora ratificato la Convenzione di Istanbul. In Europa le donne guadagnano il 16 per cento in meno dei colleghi uomini e viene considerato normale che sia la donna a sacrificare la carriera per i servizi di cura. Per 25 anni ci si è solo riempiti la bocca di propositi. Oggi alla vigilia della conferenza dell’Onu chiedo che l’Europa comune che ha voce ribadisca che non accettiamo più questo immobilismo. I diritti sessuali e riproduttivi delle donne devono essere garantiti ovunque: in particolare l’accesso a metodi contraccettivi, a un aborto sicuro e legale, all’assistenza sanitaria e all’educazione nelle scuole. La parità di genere deve essere messa al centro della sfida al cambiamento climatico perché saranno le donne a soffrirne l’impatto peggiore. Confido in lei commissaria, confido in una donna che guida la Commissione europea“.