Zaia ancora presidente, Carraro (pres. Confindustria Veneto) a La Repubblica: “Se non corre, il Veneto è contendibile. Ma noi vogliamo stabilità”

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Enrico Carraro presidente Confindustria Veneto
Enrico Carraro presidente Confindustria Veneto

Non si ferma il dibattito politico sulla ricandidabilità di Luca Zaia alla guida del Veneto. Ne ha parlato a La Repubblica Enrico Carraro. Il presidente degli industriali veneti ha toccato diversi temi ma, intervistato dal quotidiano nazionale è stato chiaro soprattutto su quello che, per chi fa industria, conta davvero.

Da imprenditore, e da osservatore del territorio, dico che noi veneti siamo abituati alla stabilità politica, e la apprezziamo. Ora invece si apre una fase inedita e concitata, se Zaia non potrà correre per il terzo mandato la nostra regione diventerà territorio di conquista”, ha detto a Filippo Santelli.

Incalzato sulle crepe che si sono aperte sul fronte solitamente compatto della compagine di centrodestra, in particolare sui temi elettorali del momento, tra Europee e, appunto, regionali, Carraro ha aggiunto: “Direi che non c’è niente di peggio”, riferendosi alla litigiosità tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. E ha aggiunto: “Noi veneti siamo abituati a lavorare a testa bassa, ad occuparci di politica ogni cinque anni, cioè quando bisogna votare, e poi dimenticarcene. L’instabilità fa male a tutti, vale a livello nazionale come a livello locale: al di là di colori e schieramenti, per gli imprenditori la chiave è la continuità delle politiche. Vedo che c’è molto movimento anche dentro la Lega. Da osservatore, non da tifoso, noto che Zaia è stato rieletto nel 2020 con il 76% dei voti, percentuali che non aveva neppure la Dc, e lì dentro ci sono voti di operai, contadini, piccoli imprenditori e grandi imprenditori. Rispetto alla stabilità che ha garantito si apre una nuova era”.

Carraro ha poi speso parole lusinghiere in merito alla rappresentatività incarnata dal governatore nei confronti delle istanze dei territori e sottolineato la posizione degli industriali nei confronti della manodopera straniera, spesso avversa ai leghisti: “Guardi – ha detto –, nel Veneto cosiddetto ‘leghista’ ci sono grandi esempi di integrazione virtuosa, le istanze delle aziende sono cambiate, anche per le difficoltà di reperire manodopera, e pure la politica si è sviluppata di conseguenza. La grande differenza è tra chi ha una visione del territorio e chi invece deve fare politica nazionale, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Sono due lavori diversi”.

La visione del presidente di Confindustria Veneto circa le candidature è semplice e chiara: bisogna che i candidati siano del territorio e non “calati dall’alto”, e sull’Autonomia ha detto: “Può essere un’opportunità, anche per le regioni meno sviluppate e che la temono di più, perché vuol dire prima di tutto responsabilizzare la classe dirigente dei territori. Tutti sanno che l’Italia deve procedere unita, che un Sud forte avvantaggia anche il Nord. Io credo che se fatta bene, senza allargare i divari, la riforma possa far funzionare meglio il sistema“.

Fonte: La Repubblica