Zaia, i politici e la loro tristezza: lettera di una scampata suicida vittima come altri 210.000 di una banca veneta

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Scrive a Zaia Mara Fagan, una della famiglia vittima di Veneto Banca
Scrive a Zaia Mara Fagan, una della famiglia vittima di Veneto Banca

Gentile direttore, leggo nell’articolo pubblicato su VicenzaPiu.com della profonda tristezza che il Governatore Zaia esprime per la morte del padre di una nota politica locale, cordoglio al quale umanamente nessuno, tantomeno la scrivente, può esimersi.

Ritengo però che lo stesso sentimento il Governatore veneto lo dovrebbe esprimere anche per tutte quelle persone che in seguito al “fallimento pilotato” delle banche venete hanno scelto di farla finita.

Zaia e il Presidente Mattarella hanno recentemente sorvolato in elicottero la zona del bellunese per fare la conta dei danni provocati dal maltempo: alberi abbattuti: centinaia; vittime: fortunatamente nessuna.

Nessuno di loro era presente al funerale del signor Antonio Bedin vittima del sistema bancario e del cui suicidio (16 giugno 2016) avevano dato ampio risalto molti giornali, anche nazionali.

Ma si sa, gli alberi non protestano, le persone sì, e allora meglio andare a Belluno…

Ad entrambi vorrei consigliare, a Zaia e ai politici, di sorvolare anche le tombe di queste vittime dello Stato per rendere omaggio a tutti coloro che dopo essere stati messi in ginocchio dalle scelte scellerate operate dal governo, hanno trovato nel suicidio la soluzione all’ingiustizia subita. Ma per favore niente medaglie per i caduti, di queste pagliacciate ne facciamo sicuramente a meno.

Da TGCOM 24 del 28 giugno 2017

Sono più di 700 i morti “per motivi economici” dal 2012 ad oggi, che la pesante crisi economica del 2009 si è portata via assieme a milioni di euro, fabbriche fallite e decine di migliaia di posti di lavoro andati perduti. E il bilancio è in costante crescita se si pensa che 81 sono i suicidi nel primo semestre del 2016. Un caso su quattro ha sede nel “ricco” nord-est, che di colpo scopre di non essere più così ricco.

Molti sono imprenditori falliti che non hanno retto all’umiliazione di vedersi portare via tutto dagli ufficiali giudiziari. A loro si sono aggiunti i risparmiatori che custodivano i propri “tesoretti” nelle banche venete ora a un passo dal tracollo.

L’ultimo caso solo pochi giorni fa, quando una correntista di Veneto Banca, scoprendo di non avere più un soldo, ha tentato di togliersi la vita di fronte al direttore della filiale di Montebelluna, nel Trevigiano, iniettandosi una massiccia dose di insulina. E’ stata salvata in extremis in ospedale.

Quest’ultimo caso è il mio, mi è andata male ma…

Zaia, che sostiene di aver incontrato molti dei risparmiatori truffati dalle banche (vorrei conoscerne almeno uno), ha risposto alla mia richiesta di avere un colloquio facendomi telefonare da una certa Lanzarin, persona allora a me totalmente sconosciuta, e dalla quale non ho ricevuto né supporto morale né alcun aiuto. Comprendo che dovesse essere molto impegnato, vista la sua più che assidua presenza ad ogni tipo di inaugurazione.

Dopo una vita di lavoro vanificata da uno Stato che non ha saputo e voluto tutelare i propri cittadini cancellando a proprio piacimento e convenienza articoli della Costituzione e modificando leggi a vantaggio di grandi banche come Intesa San paolo, molti non hanno più né la voglia né la forza di ricominciare tutto da capo; alcuni purtroppo non hanno neanche più il tempo.

Tutto ciò che ci rimane è una profonda delusione (non depressione) che non tutti riescono a superare, caro Zaia.

“Impugnerò il decreto….” tuonava proprio il governatore Zaia nell’agosto del 2017. Il Decreto salva banche? Certo che no, bensì il decreto che attribuiva la paternità del tiramisù al Friuli.

Se una fetta di torta ed un albero valgono più di una persona, beh allora mi vergogno di essere veneta!

Da: Suicidi life (per l’elenco completo riferito alla regione Veneto visitare il sito)

Le ultime vittime di cui si hanno notizia sono le seguenti:

Questo è il triste elenco, sicuramente incompleto per l’ostracismo mediatico imposto da una politica che ha interesse di tenere nascosta la verità per evitare allarmi sociali.

marzo 2019, Emanuele Vezù, 57 anni di Vigonza (PD) titolare di un’azienda commerciale di prodotti per elettrodomestici, a causa del dissesto aziendale e della conseguente minaccia di fallimento non ha retto allo stress a cui ha posto fine impiccandosi nel capannone aziendale.

15 luglio 2018, Ivan Vedovato, 24 anni di Trebaseleghe (PD) titolare azienda di vendita e riparazione macchine utensili a Morgano (TV) si è suicidato nel capannone. Aveva appuntamento col fratello per liberare il capannone, soggetto l’indomani a sfratto esecutivo. Dalla morte del padre, a gennaio, conduceva l’azienda ereditata con una pesante situazione economica.

27 giugno 2018, M.R. 39 anni di Montebelluna (TV), agente di commercio si è impiccato nel capanno degli attrezzi. Il motivo del gesto potrebbe essere legato al ritiro della patente subito la notte precedente. Lascia moglie e due figli.

24 maggio 2018, Antonio Bagatella, 51 anni di Pederobba (TV) già ristoratore e itticoltore, coinvolto in cause giudiziarie con banche e Stato e attivista in varie manifestazioni di protesta contro questi, ha deciso di farla finita suicidandosi con il gas di scarico della sua auto

11 maggio 2018, Francesco Zorzetto, 49 anni, gestore del ristorante “La cantina” a Venezia, in Strada nuova a San Felice, ha attraversato i binari della ferrovia al sopraggiungere del treno. Chiari gli intenti suicidi ai quali Francesco non ha lasciato giustificazione.

26 aprile 2018, Fabio Greggio, 62 anni di Monselice (PD) Avvocato è stato rinvenuto esanime da alcuni suoi dipendenti. Si era suicidato con un colpo di pistola. Era considerato l’avvocato degli imprenditori in crisi. Ignote le cause del gesto.

5 gennaio 2018, Marvin Prohska, 31 anni di Mareno di Piave (TV), di origini albanesi ma fin da bambino residente nel trevigiano titolare di una ditta per allestimenti fieristici e padre di due bambini si è impiccato nella sua azienda, a Conegliano. Problemi di lavoro sembrano essere all’origine del gesto.

4 gennaio 2018, Fabio Fontana, 53 anni artigiano serramentista di Vittorio Veneto (TV), accudita per l’ultima volta la mamma ammalata e convivente, si è sparato alla testa in un capanno adiacente l’abitazione. Da tempo non aveva più lavoro e questa sembra la causa del gesto.

3 settembre 2017, Roberto Dian, 50 anni, di Badia Polesine (RO), è stato ritrovato impiccato nel capannone del suo piccolo mobilificio. A ritrovarlo, il fratello. In uno scritto, Roberto addossa le colpe della sua scelta alla difficile situazione economica.

22 giugno 2017, Antonio Fagan, 56 anni di Torri di Quartesolo (VI) contitolare di una storica azienda produttrice di campane si è impiccato all’interno dell’azienda. A ritrovarlo i dipendenti. In una lettera chiede scusa ai famigliari esprimendo preoccupazione per la carenza di lavoro e crisi economica.

21 maggio 2017, Roberto Derton, 57 anni di Conegliano (TV), medico dentista è morto suicida, impiccato ad una trave del salotto della sua abitazione. A trovarlo i Carabinieri allertati dalla madre. Ignote le cause del gesto.

7 marzo 2017, Alessandro Zandonà, 55 anni di Villorba (TV) agente di commercio si è suicidato all’interno della sua casa, impiccandosi. Motivi familiari sembrano essere la causa del gesto.

19 febbraio 2017 N.N., 44 anni di San Tomaso (BL) Piccolo artigiano sposato e padre di due figli piccoli si è ucciso sgozzandosi con una motosega. Ignoti i motivi che lo hanno spinto a farla finita.

24 gennaio 2017, Alberto Rosada, 61 anni di Ponzano (TV), storico titolare del bar interno all’istituto per geometri “Palladio” di Treviso si è tolto la vita nella sua abitazione, da tempo sofferente di crisi depressive, si è impiccato. I carabinieri indagano per verificare eventuali collegamenti con la sua attività lavorativa.

Mara Fagan