Le zampogne del Cassinate tra tradizione e innovazione

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Le zampogne di giovani zampognari del Cassinate
Giovani zampognari del Cassinate

Tra le tradizioni più caratteristiche del Basso Lazio c’è quello delle zampogne, uno strumento tipicamente ciociaro, di cui comunque si trovano varianti in tutto il mondo (si pensi alle cornamuse scozzesi). Uno strumento legato alla pastorizia, perché anticamente realizzato con pelli animali e parti in legno appositamente lavorati dai pastori. E quegli stessi pastori, nei periodi natalizi, quando le bestie erano nei loro ricoveri invernali, partivano per raggiungere altre località in Italia, e suonare le musiche natalizie.

Uno strumento (composto in realtà da due pezzi coordinati: zampogna e ciaramella) le cui origini si perdono nella notte dei tempi, dunque, e legato alla leggenda del Dio Pan (si racconta che per celebrarne la divinità i sacerdoti avessero creato uno strumento che rappresentasse l’unione cosmica dell’elemento maschile con quello femminile: il Dio Pan, che in greco significa “tutto”, era spesso raffigurato con il flauto in una mano (elemento femminile), e un bastone nell’altra (elemento maschile).
In occasione del solstizio d’inverno, il Dio Pan fondeva questi due elementi in un nuovo ordine contrassegnato dalla rinascita del sole. Questo, in ottica cristiana, ricorda il nuovo ordine invernale, sancito dalla nascita del Gesù. Ed è proprio grazie a questa analogia che la zampogna, nata come strumento pagano, è poi stata presa a simbolo del Natale cristiano.
La tradizione della zampogna è tuttavia ancora perpetrata in epoca moderna, a cura di pochi cultori che ne rinnovano sia le sonorità che l’artigianalità della costruzione.
Abbiamo intervistato Aldo Mesini, musicista e artigiano della zampogna proveniente da Atina, proprio la zona della val di Comino dove tale tradizione è nata.

Zampogna artigianale ciociara
Zampogna artigianale ciociara

Qual è il contesto della tradizione delle zampogne nel basso Lazio?

In occasione delle transumanze, i pastori portavano con loro le zampogne, fatte con legno e pelle di capra, che venivano suonate nei momenti di pausa spesso intonando dei veri e propri concerti. Nel corso della storia, durante la Novena, i pastori zampognari scendevano nei paesi, suonando canzoni natalizie e canti. Si racconta che il primo a collocare gli zampognari in un presepe sia stato San Francesco d’Assisi.

Sono dunque sonorità legate solo al Natale?

Le zampogne, in Val di Comino, suonano sempre e non suonano solo a Natale.
Questo strumento in principio venne utilizzato nel Napoletano per accompagnare le sacre rappresentazioni dei presepi, ma, da qualche tempo a questa parte, si sta cercando di dimostrare l’adattabilità della zampogna anche in altri ambienti musicali, come nel rock ad esempio, mantenendo quindi viva la tradizione coniugandola con la modernità.

Qual è l’artigianalità dietro una zampogna?

Lo zampognaro è in realtà un artigiano con alle spalle una lunghissima storia e una tecnica sapiente che comincia dalla scelta del legno e continua poi nelle operazioni di foratura, di filettatura e di decorazione.
Per realizzare una zampogna occorre fino ad una settimana di lavoro e zampogne e ciaramelle hanno una caratteristica comune: la presenza di ance: la ciaramella ne ha una soltanto, in cui si immette il fiato. La zampogna presenta invece un sistema più complesso e viene suonata attraverso un otre che fa vibrare le ance al suo interno.

Come avviene oggi la costruzione?

La costruzione della zampogna avviene secondo metodi altamente artigianali, ed ogni laboratorio ha le sue particolari misure che generano zampogne uniche. Per costruire una zampogna a chiave viene usato legno stagionato d’acero, ciliegio, bosso, ulivo, pero selvatico, cipresso, sorbo e arancio. Il legno viene poi tagliato longitudinalmente in quattro parti e lavorato al tornio. Vengono poi applicati dei fori cilindrici e fori conici, e con alesatoi si creano invece i padiglioni interni delle campane. Infine con olio e cera viene levigato e lucidato il risultato finale. Per le ance si usano invece canne stagionate, la cui lunghezza determina l’accordatura e che si levigano o a “fronna d’olio” o a unghia. L’otre è fatto in pelle di capra conciata con sale e solfato di rame, ed il pelo corto deve rimanere all’interno; nel collo si inserisce la zampogna. Per legare alcune parti si usa spago impregnato di cera d’api.

Come mai questo strumento si è diffuso più nella Valle di Comino che in altre zone della Ciociaria?

Penso sia dovuto alla caratteristica di essere un territorio prettamente montuoso. Ciò favoriva la pastorizia, e nelle lunghe uscite i pastori si dilettavano nella costruzione degli strumenti, e poi nel suonarli.

Ci sono però altre realtà dove strumenti più o meno simili si sono sviluppati. Penso alle cornamuse scozzesi, per esempio. Quali sono le differenze tra i due strumenti?

Il nostro strumento è formato da un sacco, da due chanter (ovvero le canne che generano il canto) e da un numero diverso di bordoni; il tutto è inserito in un unico blocco di legno, denominato “ceppo”. Nella cornamusa non è un unico blocco, sia gli chanter che i bordoni sono impiantati. Da ciò, ovviamente, conseguono tonalità e sonorità ben diverse.

C’è una ricerca innovativa nelle sonorità di questo strumento?

Da molti anni si fanno ricerche ed esperimenti per includere la zampogna nella musica più di consumo contemporaneo. In particolare, si stanno apportando modifiche nella lunghezza dei bordoni, e si appongono altri fori al bordone, che permettono di portare lo strumento in minore, e con la aggiunta di chiavi per l’estensione del suono e della scala musicale.

C’è un futuro della zampogna, quindi, al di fuori degli schemi tradizionali?
Assolutamente sì!

Come ti è nata la passione per la zampogna?

Dalle mie parti, nel periodo natalizio, passavano una coppia di anziani zampognari, con strani nomignoli dialettali: Mncantoni e Marctuozz. Nel guardarli mi chiedevo come fosse possibile che da alcuni pezzi di legno, potessero uscire quei suoni meravigliosi! Poi un regalo di mio padre, una ciaramella, e iniziai a suonare coi vecchi zampognari del paese!

Quali sono i suoi progetti futuri?

Non ci sono progetti futuri, perché un vero zampognaro vive alla giornata. Anzi, alla sonata!