Esattamente nove anni fa, il 6 marzo 2013, David Rossi, capo della comunicazione di Monte dei Paschi di Siena, moriva precipitando dalla finestra del suo ufficio al terzo piano di Rocca Salimbeni. Sul caso è stata istituita una Commissione d’inchiesta parlamentare presieduta dall’avvocato vicentino Pierantonio Zanettin, alla sua quarta legislatura parlamentare, componente in questa come deputato di Forza Italia della Commissione Giustizia e della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario.
Compito della Commissione, ci spiega Zanettin nell’intervista che ci ha concesso, è quello di rassicurare l’opinione pubblica e la famiglia di David Rossi che da parte della Commissione istituita «nessun elemento è stato trascurato e tutte le ipotesi interpretative sono state vagliate».
Che cos’è una Commissione parlamentare d’inchiesta e perché viene istituita?
Pierantonio Zanettin. «La Commissione parlamentare d’inchiesta è prevista dalla nostra Costituzione. Sostanzialmente il Parlamento può istituire delle speciali commissioni per indagare su singole fattispecie di natura politica che possono essere di interesse per l’opinione pubblica o per il mondo politico. Tra le più famose, quella sul caso Moro o sulla P2. Le Commissioni parlamentari d’inchiesta hanno un ruolo diverso rispetto a quello della magistratura, ma hanno gli stessi poteri. Il loro compito è affiancare la magistratura nella ricerca storica, politica e anche giuridica in quelli che possono essere eventi di interesse per il Paese».
Nel caso della morte di David Rossi, da dove è partita la Commissione?
Pierantonio Zanettin. «La Commissione è partita dall’acquisizione di tutti i materiali giudiziari: quelli di Siena che riguardano la morte di David Rossi per istigazione al suicidio e quelli di Genova che hanno invece per oggetto i presunti insabbiamenti di indagini connesse ad eventuali festini nei quali sarebbero invischiati anche i magistrati inquirenti. Si tratta di due filoni d’inchiesta acquisiti, ma i documenti pubblici e accessibili sono naturalmente solo quelli delle inchieste archiviate, quelle di Siena».
A che punto sono i lavori?
Pierantonio Zanettin. «La Commissione ha iniziato a lavorare il 22 giugno 2021, quindi non è nemmeno un anno che opera. Stiamo procedendo a “tappe forzate”: facciamo audizioni molto articolate e profonde, una o anche più volte la settimana quando necessario. Abbiamo pertanto già acquisito un bagaglio di informazioni molto importante, però non abbiamo certamente concluso i nostri lavori. In particolare, siamo in attesa della consegna delle conclusioni di Ris, Ros, Racis ai quali abbiamo affidato una maxi perizia che va a rivedere tutto il lavoro in termini di indagini (tabulati telefonici, apparati informatici, ricostruzione della dinamica della caduta), con mezzi scientificamente sofisticati, molto avanzati e soprattutto con un approccio “laico”. Abbiamo infatti invitato i nostri consulenti a valutare sia l’ipotesi di suicidio che l’ipotesi della defenestrazione-omicidio».
Quali nuovi elementi sono emersi?
Pierantonio Zanettin. «Innanzitutto sono emerse delle criticità nelle indagini delle prime ore e dei primi giorni, evidenziate in particolare nel corso dell’audizione del Colonnello Aglieco, all’epoca comandante provinciale dei carabinieri di Siena. Su queste criticità è in corso da parte nostra tutta una serie di accertamenti, in larga parte secretati, che noi abbiamo a nostra volta trasmesso alla procura di Genova perché svolga ulteriori accertamenti per le parti di sua competenza e anche al Consiglio Superiore della magistratura per tutte le valutazioni del caso. Comunque il dato su cui abbiamo “investito” di più, da cui contiamo di poter avere nuovi spunti, è la maxi perizia in corso. Ai Ris, Ros e RaCIS abbiamo affiancato anche un collegio peritale di tre professori universitari per quanto riguarda gli aspetti medico-legali. Chiaramente dopo dieci anni molte cose (prove e/o indizi documentali, ndr) sono andate disperse, ma contiamo che qualcosa si possa ancora fare. A torto o a ragione nell’opinione pubblica e nella famiglia di David Rossi è maturata la convinzione che in passato ci siano stati degli insabbiamenti o delle zone d’ombra che non sono state investigate. Noi vogliamo rassicurare tutti che da parte nostra nessun elemento sarà trascurato e che vaglieremo tutte le ipotesi interpretative».
Che idea si era fatto prima dell’inizio dei lavori della commissione e che idea ha ora?
Pierantonio Zanettin. «Non voglio esprimere giudizi per rispetto di tutti. Per dare una mia valutazione attendo l’esito degli accertamenti e in generale il lavoro dei corpi speciali dei carabinieri che potranno fornire elementi concreti. Credo che il “focus” della nostra Commissione possa identificarsi in quel tipo di indagini così profonde, così scientificamente avanzate che i corpi speciali ci possono mettere a disposizione. Inoltre, come Commissione, abbiamo potuto constatare una grande quantità di anonimi che ci vengono indirizzati. Io tendenzialmente non li valorizzo a meno che non abbiano specifiche indicazioni, un margine di consistenza probatoria, perché si rischia di finire nel pettegolezzo. Certamente però Siena è una città estremamente particolare, un microcosmo di 60mila abitanti in cui tanta gente ha voglia di fornire degli spunti di approfondimento e valutazione»
Perché la vicenda ha suscitato e suscita tanto interesse mediatico?
Pierantonio Zanettin. «Gli elementi in gioco sono molteplici (una banca pluri secolare, la più antica d’Italia in attività, una morte particolare, le possibili interferenze per citarne alcuni) e accattivanti anche per un pubblico non strettamente legato al mondo della politica. I contorni per ricostruire una vicenda che abbia interesse anche mediatico ci sono tutti, tant’è che ci viene segnalato da diverse fonti l’interesse per produzioni di fiction e docufilm italiane ed estere. Questo ci ci spinge a fare il nostro lavoro in modo ancora più rigoroso e obiettivo».