Il 27 luglio abbiamo pubblicato un articolo dal titolo parlante «Barbagallo bifronte, last news: il 19 febbraio ’14 incontrò Zonin e Trinca in Bankitalia per “Veneto Banca in BPVi subito!”, in audizione negò» e ieri, mentre ancora nell’afa estiva sono latitanti stampa, a parte qualche eccezione, e associazioni dei soci azzerati di Veneto Banca e anche Banca Popolare di Vicenza, l’onorevole vicentino, già membro del Csm, l’avv. Pierantonio Zanettin ha presentato un’interpellanza al riguardo (che potete scaricare qui, ndr).
Ovvio, quindi, ascoltarlo subito, sperando che altri (politici, commentatori e rappresentanti di associazioni) compiano passi per chiarire i fatti e che i media si scrollino di dosso, magari, certi timori reverenziali verso il “sistema” e, quindi, chiedano i perché di certe incongruenze senza accontentarsi, come è stato fatto in passato, di risposte scontate e generalmente oltre che genericamente autoassolventi.
A Zanettin, intanto, va dato atto della sua attenzione, anche… d’estate, alle novità che riguardano il dramma di centinaia di migliaia di risparmiatori che, fidandosi del sistema bancario (rassicurazioni e inviti degli Istituti e attività di verifica degli organi di controllo), hanno sottoscritto azioni di banche non quotate, come le due Popolari venete, vedendo svanire risparmi di una vita.
Sperando che il suo intervento aiuti a informare in maniera più convincente i cittadini e i soci azzerati, on. Zanettin, le chiedo intanto di precisare la sua visione complessiva dei fatti in base alle ultime situazioni, processuali e mediatiche
Quella della ipotizzata fusione tra Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca è una vicenda ancora non del tutto chiara. Proprio oggi ho avuto conferma ufficiale di fare parte della nuova commissione d’inchiesta sulle banche. Sarà certamente quello uno degli argomenti che porterò all’attenzione della commissione.
Va chiarito una volta per tutte se Veneto Banca fosse una azienda decotta, come sosteneva Bankitalia, oppure, come parrebbe dall’esito dell’inchiesta penale, sia stata piuttosto vittima sacrificale di scelte politiche sbagliate.
Perché è importante verificare se Carmelo Barbagallo, pur se in audizione e non con i vincoli della testimonianza, abbia in qualche modo nascosto la verità o rivelato solo una sua parte?
L’esito, che non posso non definire sorprendente e clamoroso, dell’inchiesta della Procura di Treviso, soprattutto se confrontato con quanto invece viene accertato a Vicenza, nel processo ai vertici della locale Popolare, fa emergere un quadro opposto a quello che ci veniva rappresentato all’epoca.
Da una parte la Banca Popolare di Vicenza, con un patrimonio inquinato da oltre un miliardo di euro di azioni baciate, da patti di riacquisto illegittimi, investimenti opachi in fondi d’investimento lussemburghesi, dall’altra Veneto Banca, in cui, a detta dello stesso perito della Procura, non sono emersi scostamenti, nelle poste di bilancio, di dimensioni tali da impedire l’opera della autorità di vigilanza.
Invece, all’epoca dei fatti, Banca d’Italia considerava la Banca Popolare di Vicenza polo aggregante e Veneto Banca, istituto che doveva fondersi.
I virgolettati delle sue rivelazioni, se confermati, danno ulteriore prova di questo errore clamoroso.
Le pressioni perché Veneto Banca si consegnasse a BPVi (che, comunque e come riveleremo, risultano agli atti anche prima e al di là delle nostre rivelazioni del fondamentale colloquio a tre del 19 febbraio 2014 tra Barbagallo, Zonin e Trinca, ndr) evidenziano situazioni delle due banche note al sistema ma invertite nei giudizi. Avv. Zanettin, c’è stata malizia o, visto che non si può parlare di imperizia, sottovalutazione degli effetti che poi si sarebbero rivelati catastrofici per le due ex Popolari, i loro soci e il territorio che ancora non ha scontato compiutamente le sue difficoltà che esploderanno, dopo il flop del valore delle azioni, con l’esplosione delle sofferenze per 22.000 imprese ed oltre 40.000 privati?
Come ho detto sopra credo che a livello di autorità di vigilanza ci sia stato un macroscopico errore di valutazione, che le inchieste giudiziarie stanno svelando.
La politica, attraverso la commissione di inchiesta, dovrà svolgere tutti i necessari ulteriori approfondimenti.
Ma, se sarà confermato che Veneto Banca non era un istituto di credito decotto, i soci, tutti i soci, senza alcuna eccezione, a mio giudizio dovranno essere totalmente indennizzati. Non può essere, infatti, sufficiente il piatto di lenticchie messo a disposizione dal FIR.
Uno degli elementi che portò al tracollo della banca fu l’obbligo di trasformazione in spa, entro 18 mesi, imposto dal D.L. 3/2015.
Quel termine era impossibile da rispettare per le popolari venete, considerato anche il contesto dei mercati.
Era un termine sbagliato, tant’è che poi è stato prorogato di anno in anno.
La Banca Popolare di Bari, che certamente all’epoca non era in condizioni più floride delle venete, ed uso un eufemismo, ha ottenuto con il “decreto crescita”, una proroga fino al 2020 per la trasformazione in spa.
Per questo credo che la commissione di inchiesta sarà chiamata ad un grosso lavoro su questo fronte.
Il Fir nasce sulle base del riconoscimento di violazioni massive delle norme che, però, paiono compiute sempre di più non solo dagli Istituti risolti o messi in Lca
ma dall’intero sistema. Se, come lei sostiene trovando noi d’accordo, a questo punto l’indennizzo dei soci dovrebbe essere totale per gli importi e generalizzato per tutti gli azzerati, dove sarà possibile trovare le risorse. O, meglio, chi dovrebbe fornire?
Non è compito mio individuare le risorse. Sono un parlamentare di opposizione. Faccio semplicemente rilevare che nessuno potrà cavarsela rispondendo agli azionisti di Veneto Banca: “scusate ci siamo sbagliati“. Se lo “Stato”, in senso lato, e nelle sue diverse articolazioni, ha errato, è giusto che si faccia carico dell’onere di indennizzare gli investitori, che hanno perso il loro capitale.
In tutto questo, on. Zanettin, cosa farà la Commissione parlamentare di inchiesta (qui i suoi compiti istitutivi, ndr) di cui, però, non si potranno attendere gli esiti per certe decisioni che già oggi paiono tardive?
Credo che oggi ci siano le condizioni per un lavoro in commissione più obiettivo e meno inquinato dalla logica elettorale, che aveva invece contraddistinto la commissione della scorsa legislatura. Il tempo aiuta a stemperare certi pregiudizi ideologici, che non aiutano la soluzione dei problemi. Almeno così spero io.
Amen