Contro la politica del Zero Covid in Cina, nei giorni scorsi sono scoppiate proteste nelle città e nei campus di tutto il paese: cittadini frustrati e indignati sono scesi in strada in una straordinaria ondata di manifestazioni contro le decisioni del governo.
I residenti di Shanghai, la città più popolosa della Cina, si sono riuniti sabato sera e domenica all’inizio della giornata, chiedendo la fine delle chiusure legate alla pandemia e scandendo gli slogan “Vogliamo la libertà!” e “Sbloccate lo Xinjiang, sbloccate tutta la Cina!”, secondo quanto riferito dai testimoni dell’evento al Washington Post.
In una scena ancora più straordinaria di rabbia pubblica rivolta al capo del governo, un gruppo di manifestanti ha intonato “Xi Jinping, dimettiti!” e “Partito Comunista, dimettiti!“.
La causa immediata delle manifestazioni, che sabato si sono svolte anche nelle università di Pechino, Xi’an e Nanchino, è stato l’incendio mortale di giovedì a Urumqi, la capitale dello Xinjiang, nell’estremo nord-ovest della Cina. Dieci persone, tra cui tre bambini, sono morte dopo che i vigili del fuoco non sono riusciti ad avvicinarsi a sufficienza a un edificio residenziale avvolto dalle fiamme.
I residenti hanno incolpato le misure di chiusura per aver ostacolato i soccorsi, ma gli ufficiali cinesi hanno smentito.
L’ondata di disobbedienza civile non ha precedenti nella Cina continentale nell’ultimo decennio e rappresenta il più grande test per il presidente Xi Jinping da quando si è assicurato uno storico terzo mandato al potere.
Lunedì la Cina ha riportato un nuovo record giornaliero di contagi da Covid-19, con 40.347 casi. Le città di Guangzhou e Chongqing, con migliaia di casi, stanno lottando per contenere i focolai.
Queste preoccupazioni si stanno riverberando anche sull’economia: le azioni cinesi sono scese bruscamente quando gli investitori hanno cominciato a essere preoccupati per l’impatto delle proteste sulla seconda economia più grande del mondo.
Fonte: The Vision