Zonin e Zigliotto contro Coviello il 24 maggio ma subito solidali con VicenzaPiù Bonazzi, Contro, Crema e Mazzaro per sentenza Donazzan

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Sentenza: pericolo di morte
Sentenza: pericolo di morte

Dopo la “sentenza Donazzan” firmata il 27 marzo dal giudice Luigi Giglio, che rischia di far chiudere Vicenzapiu.com, oggi si è svolta un’udienza dell’ennesimo procedimento, penale e/o civile, contro chi vi scrive e contro i nostri media descritto sotto il titolo «Coviello sotto attacco, avv. Ellero: il 2 udienza per querele di Zonin e Zigliotto. VicenzaPiù: diffamati da “accertamenti su ori, avori e quadri Roi”?».

Alla presenza degli avvocati Enrico Ambrosetti per Gianni Zonin e Giulio Manfredini per Giuseppe Zigliotto, è stata stabilita la riunione dei due procedimenti, chiesta dal nostro legale avv. Marco Ellero, approvata in precedenza dal giudice Barbara Maria Trenti, competente per l’ex presidente della BPVi e della Roi, e stabilita definitivamente oggi dal giudice Roberto Venditti, chiamato in causa per l’ex membro del cda della popolare e presidente di Confindustria Vicenza.

In attesa dell’udienza per la fissazione del giudice “unico” prevista per il prossimo 24 maggio, data entro la quale si saranno svolte altre udienze di altri processi contro la nostra testata, non possiamo non dar conto di altri attestati di solidarietà ricevuti da giornalisti, sindacati, associazioni di vittime delle banche, politici (pochi per la verità questi, in fondo, colleghi di… Donazzan) dopo, scrivevamo, “la sanzione fuori da ogni gestibilità subita, su richiesta della politica di Pove, dal nostro direttore Giovanni Coviello e dalla società editrice di Vicenzapiu.com, per altro posta in liquidazione pur se ancora operativa, anche se a fatica, per tenere in vita con ogni sforzo la testata“.

Se abbiamo ringraziato telefonicamente chi ci ha chiamato, vari lettori su FB ed altri incontrati per strada, qui continuiamo ad “accorpare” le reazioni più significative alla sentenza in quanto espresse da chi ha un ruolo pubblico.

Cominciamo con quella, stringata e significativa di un collega, Francesco Bonazzi, giornalista di La Verità, di Panorama e corrispondente dall’Italia per la stampa estera oltre che autore su Chiarelettere di vari libri (l’ultimo è “Viva l’Italia“), che è stato recentemente relatore al convegno da noi organizzato proprio “Libertà di stampa, la prima delle fame news“: «Contro la libertà di stampa e il diritto di cronaca (e di critica) ne vediamo di tutti i colori ogni giorno, per carità, ma l’inibizione finale al direttore è incommentabile. Massima solidarietà!».

Se a lui fa eco, secco e forte, Maurizio Crema, giornalista economico de Il Gazzettino, autore anche di Banche Rotte, con un chiaro «Sono con te. Resistere, resistere, resistere!»,ecco l’apprezzata presa di posizione del candidato del M5S alle prossime europee, Simone Contro, uno dei politici (oltre a Langella, Asproso e, telefonicamente, Zanettin e Colombara) a mostrarci solidarietà fino ad oggi: «Gentile direttore, ormai non ci si stupisce più di nulla, la Donazzan non merita attenzione, fa più pensare il fatto che la stampa, sempre più, viene zittita a colpi di denunce e somme da pagare. Evidentemente chiedere la rettifica e le scuse non basta, il bastone sta tornando sempre più di moda. Piena solidarietà a lei ed alla casa editrice.».

Eppure un passaggio della dichiarazione di Contro sulla sentenza dà lo spunto per un commento del collega Renzo Mazzaro de Il Mattino di Padova, de La Tribuna di Treviso e dei quotidiani del gruppo la Repubblica – la Stampa, a cui diciamo grazie per il consiglio che ci dà e che ci eravamo già dati quando abbiamo scritto che «tutto questo è avvenuto per aver io utilizzato, di sicuro scioccamente anche se a fini satirici, lo stesso linguaggio con cui Elena Donazzan aveva apostrofato un ladro, della sua bicicletta, come “magrebino di merda”.

Ebbene l’autore di inchieste a go go (tra i suoi libri ricordiamo “I padroni del Veneto” e “Veneto anno zero”) anche lui ospite del nostro convegno sulla libertà di stampa, ha scritto: “Ciao Giovanni, non sono d’accordo che la Donazzan non meriti attenzione. È un assessore regionale, per giunta alla cultura oltre che al lavoro, rappresenta il governa in Veneto, anzi è il governo del Veneto. Governa la cultura e il lavoro, se queste sono ancora le sue deleghe, per conto di chi l’ha votata e anche di chi non l’ha votata e perfino di quelli che non vanno a votare. Se non siamo d’accordo con quello che dice o fa, abbiamo il dovere di dirlo. Certo non come hai fatto tu in questa occasione, te lo dico fuori dai denti. Vai in cerca della querela in quel modo. Altrettanto vero è che una condanna a 30.000 euro, trainata da espressioni pubbliche inaccettabili della Donazzan derubata della bicicletta, dimostra la volontà di schiacciare, non di sanzionare. Io ci vedo questo intento, l’avverto in modo chiaro, con buona pace di chi ha firmato la sentenza e delle motivazioni che adduce. Per la misura esagerata la trovo inaccettabile e poiché è espressa in nome del popolo italiano me ne dissocio. Faccio anche notare che se lo scopo era quello di schiacciare una voce fastidiosa, sta ottenendo l’effetto contrario, la solidarietà al condannato. Vedi un po. Renzo Mazzaro’.

Il condannato ringrazia e, soprattutto, da oggi in poi userà parole inattaccabili dai giudici di turno, onorari e non, e, per non dare sciocchi pretesti ai querelanti, le loro malefatte saranno denunciate non solo a prova di documenti, come sempre fatto, ma anche con lo schermo dei giusti sinonimi da Treccani: per esempio, nel caso specifico, al posto di “merda” segnaliamo a tutti, ai querelanti oltre che, in primis, a noi, che l’enciclopedia della Crusca propone nelle fasce protette “popò” e, per i più schizzinosi “residuo degli alimenti digeriti che viene espulso“.

Non rendono bene o sinteticamente la stessa l’idea? Beh, allora scegliete qui un altro sinonimo ma, grazie Renzo, fatelo voi questa volta perché per noi, non potendo fare diversamente, quella sentenza è cosa chiusa a meno che non ci consigli passi diversi, a tutela della libertà di stampa,  il prof. avv. Rodolfo Bettiol che ci ha chiesto una copia dell’ordinanza in cui Giglio arriva arriva ad inibirci «l’ulteriore diffusione delle notizie».

Fatto per il collega Francesco Bonazzi “incommentabile”.